Il mio pensiero grato va oggi a tutti voi che condividete (e non dividete) insieme a me, il senso di questa pietra miliare per la nostra democrazia, che è il 25 aprile.
E soprattutto, consentitemelo, un ringraziamento particolare a quelli che non ci stanno ad utilizzare ancora una volta il messaggio della Storia per:
confondere i giovani;
rinfocolare odio divisivo;
farsi pubblicità;
Noi dobbiamo e vogliamo celebrare il 25 aprile per rinnovare la coscienza di base antifascista della nostra Costituzione.
C’è posto per tutti!
A patto che non si voglia utilizzare in maniera obliqua e divisiva le varie corone e messaggi di ricordo che oggi dobbiamo raccontare in un’unica direzione.
Chi rilegge il passato con un minimo di sensibilità deve fare i conti con i mutamenti di scenario delle diverse epoche in cui si suddivide il Libro della Storia.
Attraversandone gli innumerevoli capitoli senza perdersi nei rivoli di rivisitazioni che tendono ad escludere o primeggiare, o ancora peggio, a confutare i passi in avanti della nostra civiltà.
La sua eredità, la nostra eredità, si accetta senza beneficio di inventario, accogliendone anche i lasciti oggettivamente negativi.
Ma conservando il valore propulsivo e la ricchezza culturale complessiva, che deriva dal sacrificio e dalla testimonianza di chi ci ha preceduto.
Direi….anche al lordo di tutti gli errori commessi e dopo aver pagato tutti i prezzi da pagare come Comunità.
Del resto la Storia è un racconto senza fine – qualcuno direbbe in barba o alla faccia di Fukuyama – che ad ogni nuovo capitolo si diverte a rivisitare e rimescolare le carte del passato e del destino.
Al punto da ricomporre e minacciare il senso delle appartenenze, il significato dei termini storico-politici, l’attribuzione di giudizi secondo classificazioni che stravolgono i vecchi paradigmi.
Chi può oggi non dirsi antifascista nel senso che intendevano i padri costituenti? Direi nessuno.
Chi può pensare che la nostra Europa – pur minacciata da rigurgiti reazionari ma saldamente in grado di difendere la sua tradizione di culla delle civiltà occidentali – consentirebbe ad un Paese come il nostro di ripiombare nell’orrore dell’inizio del 900?
Allora per questo 25 aprile valga certamente il monito che tutti noi solleviamo rispetto ai gravissimi errori/orrori di un recente passato……… senza reticenze.
Se, però, rimaniamo fermi e paralizzati dentro un presente in evoluzione, con semplicistici slogan, poi andiamo a sovrapporre con incoerenza quel passato al pericoloso presente, pieno di nuove insidie inattese, e non se ne esce più.
La democrazia che abbiamo conquistato con la guerra all’orrore nazi-fascista va consolidata con la forza di chi ha saputo dimenticare, perdonare, ricominciare con il contributo di tutti.
La sensazione evidente che emerge in questi tempi difficili è che la difficoltà di progettare insieme un futuro solido e condivisibile costringe il dibattito pubblico sul passato in un contesto asfittico, che porta a riferimenti massimalisti e improduttivi.
Sopravvivono ancora diverse voci all’ombra di un estremismo di nostalgica vocazione, ma che non contribuiscono a produrre nuove idee di futuro.
Meglio concentrarsi allora su come rinsaldare i legami di tenuta delle comunità.
Lo diciamo continuamente… proprio perché all’insegna di quella sempre auspicata unità di intenti siamo riusciti ad elevare il nostro spirito combattivo contro difficoltà incredibili.
La più volte citata pandemia è solo l’ultimo esempio.
Mostriamoci tutti insieme capaci di ridurre le differenze socio-economiche, di rafforzare una politica di sviluppo generale e, perché no, visti i tempi anche di difesa europea: ma per tutelare la nostra identità e gli ideali su cui si basa, non certo per portare offesa alle civiltà altrui.
Bisogna cercare sempre di affinare un modello di progetto comune che si fondi sul collante delle democrazie, questa è la sfida.
Questo il nostro compito.
Mentre qualcuno sostiene che il Sistema democratico starebbe fallendo – proprio perché non riesce più a garantire a tutti la fruizione di una platea di diritti essenziali che si allarga progressivamente, insieme alle fonti di conoscenza – noi vogliamo rispondere con l’intelligente generosità di chi
riconosce, accoglie e partecipa secondo le proprie reali capacità.
Puntando su uno sviluppo tecnologico da vigilare affinché sia a disposizione dell’Uomo e non contro l’Uomo.
Dalla pandemia è nata la risposta dei vaccini ed un secondo “Piano Marshall” come il PNNR, e questo è solo uno degli esempi della forza di cui dispongono comunque Democrazie occidentali in affanno ma che poi fanno squadra.
Il 2024 è l’anno di transizione fondamentale, non dimentichiamo che andranno al voto quasi due miliardi di persone, per 76 paesi, candidandosi come l’anno più elettorale di sempre.
Ed anche se diverse competizioni sono definite una pura liturgia di facciata del potere, riflettiamo insieme sulla necessità di consolidare il nostro schema di democrazia reale: che si basa sul perno del riconoscimento dei diritti essenziali della persona umana insieme a quello della legittimità tra concorrenti in libere elezioni.
Oggi più che mai le Istituzioni di garanzia sono in campo per tutelare un cammino che da qualche anno si è fatto davvero tortuoso.
Liberiamoci dagli schemi preconcetti; facciamo valere la nostra credibilità di democrazia compiuta nelle mediazioni complesse; sia a livello interno che sullo scacchiere internazionale, che vede l’Italia da sempre un partner garante di ogni pace possibile.
Daremo così nuova linfa alla nostra cultura e tradizione.
Ma per fare questo dovremo rendere sempre più forte la fiamma del 25 aprile, ed allo stesso tempo sempre più partecipata la missione del nostro meraviglioso Paese, in chiave unitaria, senza mai offuscare i fatti ed i valori su cui si fondò in maniera sacramentale la nostra Costituzione.
La storia non si riscrive in senso contrario.
E quanto più ampia è la partecipazione alla Comunità che si associa nel progettare e nell’eseguire, tanto più il suo destino può essere affrontato con l’orgoglio del costruire e nella gioia del condividere.
Mettere l’uomo nuovamente al centro di tutto è l’unico modo per lasciare in eredità ai nostri figli un futuro gestibile e non i cumuli delle macerie fisiche, che ancora osserviamo stupefatti sui media in questi ultimi tempi.
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