LATINA – Alessio D’Amato non esiste. Sì, almeno per il motore di ricerca più frequentato del web.

Provate a digitare su “Wikipedia” (che, beninteso, non è mica la Bibbia!) il nome dell’attuale Assessore alla Sanità del Lazio e prossimo candidato alla Presidenza, Alessio D’Amato: nemmeno una riga.

Ma come può essere che l’araldo ed il bardo della lotta contro il Sars Cov2, astro nascente della sinistra laziale, non meriti nemmeno due paroline per celebrarne le res gestae?

Di cose da dire ce ne sarebbero, in effetti. A cominciare dalla condanna di primo grado inflittagli dalla giustizia contabile. Certo, innocente fino a sentenza definitiva, per carità. Ma i fatti oggetto dell’inchiesta riguardano fondi regionali – di quella Regione Lazio che Alessio D’Amato dovrebbe presiedere – in un periodo compreso fra il 2005 ed il 2008.

D’Amato, secondo la sentenza di primo grado, dovrebbe restituire insieme con altri ben 275 mila euro.

Il processo penale sulla medesima vicenda si è concluso con la prescrizione e non con l’assoluzione, sempre a rigore di cronaca.

Tuttavia, il cuore della questione non risiede nei procedimenti, contabili o penali che dir si voglia. Sfugge alla modesta comprensione di chi scrive, come possa Alessio D’Amato governare il Lazio, avendo egli gestito una sanità del tutto scassata.

Prendiamo Latina ed il suo ospedale, il Santa Maria Goretti. Andrebbe chiuso domani mattina. No, non è una iperbole, una bojata frutto della propaganda politica: è che la nostra unica struttura sanitaria non rispetta allo stato nessuno standard di sicurezza minimo.

Come fa un cittadino che, ahinoi, può avere o aver avuto problemi di salute, a sostenere e a fidarsi di chi, ad esempio, ha chiuso la mensa dell’ospedale per emergenza topi? Sì, avete capito bene: il cibo per i malati giunge a Latina al mattino dove viene conservato (immaginate all’ora di cena!) perché l’ospedale – reparti compresi, come testimoniano video ed immagini immortalate da pazienti e personale sanitario – è pieno zeppo di ratti.

Per non parlare del Pronto Soccorso. Nessun girone dantesco, nessun paese del terzo mondo offrirebbe scene simili, nonostante l’abnegazione del personale sanitario che, nelle condizioni date, fa quel che può.

Un mio amico mi raccontava che ha dovuto portare da casa federe e cuscini per la suocera ricoverata in uno dei reparti dell’ospedale.

Su Wikipedia, poi, si potrebbe accennare anche all’emergenza personale in cui versa la sanità del Lazio. Nel sistema lavorano 51.800 persone, di cui 4.800 con un rapporto a tempo determinato.

Abbiamo quindi quasi 5.000 lavoratori e lavoratrici nel limbo, a cui vengono prorogati i contratti – ultima proroga al 31 dicembre 2023 – senza alcuna speranza di stabilizzazione.

Come pensate lavorino persone, professionisti, così feriti nella loro dignità?

Insomma, Wikipedia avrebbe di che scrivere sul “compagno” Alessio D’Amato e gli elettori, per converso, avrebbero di chi riflettere per non votarlo.


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