Gentile Assessore Di Francia,

Le invio questa lettera pubblica con l’intento di avviare un dibattito costruttivo in merito alle politiche culturali del Comune di Latina, riflettendo ad alta voce – con Lei e insieme a chi lo vorrà – rispetto al percorso da intraprendere per trasformare la città nel cuore pulsante dell’intera provincia, forza promotrice di idee e proposte che possano, negli anni, lasciare un segno tangibile come accaduto a Roma nelle stagioni ‘gloriose’ che Lei ben conosce essendone stato protagonista.

Innanzitutto mi voglio complimentare per la dedizione e la professionalità con cui sta gestendo l’assessorato: compito non facile in tempi di enormi ristrettezze economiche, di difficoltà che però non debbono far venire meno il senso della scommessa e la capacità di elaborare programmi che da un lato valorizzino la città creando momenti di crescita per i suoi abitanti, e dall’altro possano fare di Latina un luogo che attiri visitatori da un comprensorio più vasto.

La città, credo, abbia bisogno di un progetto culturale coraggioso, riconsegnandola alla contemporaneità anziché tenerla ancorata al mito della Fondazione che viene egregiamente rappresentata sul piano letterario (ed è stata una grande fortuna, un riscatto direi) ma che all’atto pratico appare come una patina dalla quale Latina non riesce a liberarsi. Ecco entrare in gioco, dunque, il tema della contemporaneità cui faccio riferimento in questa lettera, premessa fondamentale alla costruzione del futuro: Latina, ai suoi albori, era un melting pot di culture regionali ‘nordiche’ innestatesi a quelle locali preesistenti. Abbondantemente superata quella fase, dobbiamo confrontarci con dinamiche globali che la città sembra voler ignorare, e le cui opportunità non vengono colte se non nella declinazione dell’accoglienza, un tema troppo spesso divisivo se non gestito nella giusta maniera.

La città rischia fortemente una chiusura in se stessa: la chiave di volta, dunque, va cercata nell’oggi, nella valorizzazione di talenti e intelligenze cui dare forza per parlare oltre il proprio luogo d’origine. In questo, i tanti artisti pontini di fama nazionale ed internazionale sono stati maestri, cogliendo le opportunità che Latina non ha saputo dare loro, gettandosi con coraggio nell’arena globale come farebbe un giovane di qualsiasi altra città del mondo. A Latina serve una spinta nel flusso della contemporanietà, anche attraverso opere artistiche e dell’architettura, una sfida su cui hanno scommesso realtà con grande storia (vedi Barcellona) ed a maggior ragione dovrebbe farlo una ‘new town’ degli anni ’30.

Ritengo che l’amministrazione che guida la seconda città del Lazio, si debba misurare con i grandi temi della modernità ma allo stesso tempo tutelare e riscrivere i segni della contemporaneità ancora tangibili a livello urbano, trasformandoli in luoghi di elaborazione culturale rifuggendo dalla musealizzazione – in questo tantissime altre città ci schiaccerebbero per il loro imponente patrimonio – ma rendendoli spazi vivi, ridisegnandoli con coraggio non senza una dose di visionarietà.

Immagino, gentile Assessore, che in questi mesi abbia imparato a conoscere Latina, e saprà che esistono luoghi oggi dimenticati ma dalla grandi potenzialità. Immagino si possa dare nuova vita allo ‘Stallino’, ormai un rudere nel centro di Fondazione per il quale nessuna amministrazione riesce ad immaginare concretamente un futuro. Oppure i capannoni del consorzio agrario, che penso sia un errore cristallizzare ad una mera funzione archivistica. Altro tema aperto resta quello del Teatro comunale, che dovrebbe trasformarsi in una vera officina delle professioni artistiche.

Esistono poi spazi, negli edifici storici, che sono veri e propri palcoscenici all’aperto: sono luoghi di musica e parole ad oggi misconosciuti. Penso che Lei, caro Assessore, abbia tutta l’esperienza e la voglia di accettare la sfida, imprimendo alle politiche culturali uno slancio sino ad oggi impensabile.

Da parte mia, come consigliere regionale e comunale, sono pronto a collaborare laddove si trovi una ricetta innovativa, con idee che lascino il segno per gli anni a venire. Rifugiarsi nelle politiche d’occasione sarebbe un errore, un ritorno al passato che non possiamo permetterci.


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