L’esposto sulla palladiana arriva al Ministero della Cultura

Partita la raccolta di firme con Livorno come era e Vivi Centro

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LIVORNO – Chiedono più ascolto i firmatari dell’esposto contro i lavori di riqualificazione del centro cittadino da parte del Comune di Livorno sui portici di via Grande con particolare riferimento alla pavimentazione in palladiana. La documentazione presentata alla Procura il 9 febbraio scorso e ampliata dei rilievi su tutte le pavimentazioni arriverà in settimana anche al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, “i quali presumibilmente nomineranno degli ispettori”, sottolinea lo storico dell’arte livornese Gianni Schiavon. Ed è al via anche una petizione che coinvolgerà l’associazione culturale Livorno Come Era e l’associazione di quartiere Vivi Centro – Ovo Sodo. “L’esposto segnala inoltre un illegittimo – affermano i firmatari Leonardo Bertelli, Vito Borrelli, Simona Corradini, Edoardo Marchetti e Gianni Schiavon – sul quadro giuridico della proprietà dei portici e sugli obblighi e sui vincoli dettati dalla palladiana in quanto bene storico e testimonianza della ricostruzione del dopoguerra”.

Uno degli elaborati dei firmatari inviati al Ministero della Cultura

I relatori, per la servitù di passaggio e la manutenzione, che sarebbe l’unica potestà che l’amministrazione deterrebbe sulla competenza delle spese per i lavori sui portici di via Grande, si rifanno alla Legge Urbanistica Bossetti – Gatti numero 1150 del 1942. Oltre al piano giuridico, peraltro già impugnato dalla consigliera Costanza Vaccaro ora nel gruppo misto e all’epoca capogruppo della Lega circa due anni fa alla delibera dei lavori di riqualificazione, c’è il valore prettamente storico e storico artistico delle pavimentazioni e la questione della reale necessità di un totale rifacimento, con lo Studio vincitore del concorso, Ipostudio, che pilatescamente, per non sbilanciarsi troppo, semplicemente afferma come “consigliabile” l’intervento di smantellamento della palladiana su una buona percentuale di pavimentazione, quella definita “rosa”, mentre per le altre, nelle quali la palladiana è assente o compromessa, la zona arancio e la zona rossa, scrive di interventi “necessario” e “strettamente necessario”. “Se è stato chiamato restauro – continua Schiavon – si certifica automaticamente il valore del bene, un restauro deve essere filologico per definizione, la proposta del progetto invece è uno smantellamento indiscriminato della pavimentazione esistente. L’equivoco su cui giocano è l’intervento di manutenzione, che si trasforma in arbitraria ristrutturazione ”. La nuova palladiana, che tale non è affermano i firmatari, presentata prima nel rendering e poi dopo le prime critiche anche in conferenza stampa da Salvetti, non sarebbe neanche in linea neanche con il concetto di eterogeneità voluto dall’architetto che progettò i portici, Carlo Roccatelli, per i contrasti cromatici, tanto per tornare ai colori, stavolta quelli della nuova palladiana della Giunta, i famosi “tramezzini”, con i colonnati, da quelli neri in marmo belga a quelli in alluminio, che saranno ingabbiati alla base con il travertino, fanno presente ancora i firmatari, sempre non in linea con il concetto di eterogeneità voluto da Roccatelli. Intanto i lavori sono iniziati per le tracce sui soffitti dei portici per le linee elettriche dell’illuminazione e Salvetti che prima o poi si dovrà decidere se iniziare i lavori veri e propri, in via Grande come al Mercato e a villa Letizia e in altre zone della città, come dichiarato in commissione consiliare dall’assessora al bilancio Viola Ferroni, oppure se si tratterà di rimandate tutto alla prossima giunta, chiunque sia il vincitore che si prenderà gli oneri gli “onori” del completamento dell’ opera. Opera di riqualificazione sulla quale i firmatari dell’esposto sono concordi nella necessità ma non nella modalità dell’intervento sulla palladiana, dopo che, fanno presente ancora i firmatari riunitisi ieri mattina per una conferenza stampa al Caffè Largo Duomo (foto), il mantenimento della palladiana di via Grande è stato un cavallo di battaglia nella passata campagna elettorale da parte di tutta la giunta Salvetti: “L’assessora Cepparello minacciava addirittura di legarsi a una colonna e Salvetti faceva spot elettorali per salvare la palladiana, mentre adesso andiamo a spendere sei milioni di euro che sono tre volte le capacità economiche che avremmo risparmiato con un progetto di ripristino della palladiana. Evidentemente – chiude – a questa amministrazione piace triplicare i costi, come per il sottopasso alla stazione alla Terme del Corallo in cui siamo passati da spendere 15 milioni a spenderne 35”. “Riconoscere l’errore con umiltà” intimano i firmatari dell’esposto che attaccano violentemente anche l’assessora all’urbanistica Viviani e le sue “bugie”: “Non è vero che non ci sono le maestranze e che la palladiana non si fa più – continua Borrelli – perché la propongono i maggiori interior designer contemporanei, la restaurano a Torino, a Genova, Pisa e Pescara, a Milano e addirittura anche a Roma all’Esquilino, dove è stata restaurata la pavimentazione in palladiana del 1939 dopo le analisi dell’ Università La Sapienza di Roma; l’assessora crede con la sua boria di prenderci in giro, si tratta di un atteggiamento intollerabile”. L’esposto arriverà quindi a Roma al Ministero della cultura per trovare una risposta. La documentazione del 9 febbraio è stata inviata alla Procura del Tribunale di Livorno, alla Corte dei Conti di Firenze, alla Soprintendenza per le Belle Arti di Pisa e per conoscenza alle ditte costruttrici in appalto Frangerini Impresa, Edinfra e Lu.Mar. oltre che ovviamente al Comune di Livorno, in triplice copia al sindaco Luca Salvetti, all’assessora ai lavori pubblici Silvia Viviani al dirigente del Settore Sviluppo Roberto Pandolfi.


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