LATINA – “Chi ha dato tanto alla montagna, chi per la montagna ha rischiato con tanto accanimento la vita, a questo amore resterà legato per sempre” recita una famosa frase di Dino Buzzati, scrittore, giornalista e pittore italiano.

Non esistono parole più adatte per definire il rapporto che lega Giulio Venditti alla montagna. Paracadutista, esploratore speleo subacqueo, alpinista e sciatore, egli preferisce definirsi un “esploratore”, dato che la formazione nei reparti speciali dell’Esercito – unita alla sua passione per l’avventura – gli ha fornito un rigore, un metodo e una dedizione al sacrificio che negli anni lo hanno portato a raggiungere sensazionali traguardi.

L’ultimo, in ordine cronologico, scalare tre vette del massiccio più esteso delle Alpi, quello del Monte Rosa, il quale vanta nove delle cime più alte di tale catena montuosa. La spedizione di Giulio è partita con la scalata del monte Castore, nelle Alpi Pennine, al confine tra la Valle d’Aosta ed il Vallese. Alta 4.225 m, dai racconti di Giulio si evince quanto questa cima appaia come una piccola piramide praticamente simmetrica, una montagna “piuttosto semplice da scalare” ma “al contempo molto elegante ed estetica”. La scelta di iniziare da qui il percorso non è stata casuale: egli ci racconta infatti come proprio in questa prima ascesa abbia potuto esprimere al meglio e nel modo più naturale possibile il suo progetto senza impatto verso la montagna, facendo a meno di supporti artificiali.

Dopo il Castore, è stato il turno della Punta Giordani, a quota 4046 m, nella zona più a sud del massiccio del Monte Rosa. “Ottima per testare le mie condizioni fisiche” ci spiega Giulio. Infine, la salita a Piramide Vincent, cima piramidale di roccia e ghiaccio a 4215 m di altezza; quest’ultima si snoda attraverso la spettacolare prima parte del ghiacciaio del Lys, in un ambiente molto suggestivo tra grandi crepacci e le “seratacce” del suo versante occidentale. Piramide Vincent è inoltre quella che mostra in maniera più eclatante le tristi conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai, un fenomeno che sta sempre di più cambiando il volto delle montagne di tutto il pianeta.

In realtà la spedizione di Giulio Venditti – resa possibile dall’Organizzazione “Adventure Dreamers” e dai suoi sponsor tecnici Kayland e Rrtrek – avrebbe dovuto concludersi su Punta Dufour, a quota 4634 m, la vetta più alta del massiccio del Monte Rosa e che può vantare la Via Normale Italiana che, attraverso la punta Zumstain 4563, offre un panorama unico sulla parete più alta delle Alpi, la Est del Monte Rosa. Purtroppo, a causa di condizioni meteo proibitive, Giulio e il suo gruppo hanno dovuto desistere; tuttavia, se è vero che l’emozione di raggiungere una vetta è la massima gratificazione possibile per un alpinista, il coronamento dei suoi obiettivi, allo stesso tempo il non raggiungimento esprime ancor di più il senso del progetto portato avanti da Giulio, ovvero vivere la natura nella massima espressione di sé stessa. È la Montagna a decidere, con il suo meteo che può porti agevolazioni o, viceversa, ricordarti che è la Natura ad avere il predominio.

Forse era proprio questo che l’esploratore Giulio Venditti voleva dal suo progetto: mostrare la vulnerabilità dell’uomo al cospetto della Natura. In fondo, per essere narratore delle proprie esperienze, bisogna essere insegnanti dei propri limiti e allievi della vita.


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