Con il nome sciacallo ci si riferisce, in termini zoologici, ad un animale carnivoro – il canis aureus – del genere Canis, simile al lupo, cacciatore di animali più piccoli oppure consumatore di carogne di animali morti.
Nel linguaggio comune, il termine sciacallo, tuttavia, ha una grande estensione venendo usato con accezione denigratoria, in senso figurato, quando è riferito soprattutto a individui insensibili, che traggono beneficio da altri che si trovano in difficoltà di salute o economiche. I suoi sinonimi ne rafforzano il significato: ladro, profittatore, sfruttatore, strozzino, rapinatore, saccheggiatore, ecc. . Tali individui esercitano quel comportamento abietto e vergognoso meglio noto come sciacallaggio, che si riferisce a chi rapina gli altri in seguito a epidemie, calamità naturali come i terremoti, eventi bellici o ad altri eventi eccezionali, a chi saccheggia abitazioni e luoghi abbandonati, a chi, nei sequestri di persona, si inserisce con falsi accordi nelle mediazioni per trarne vantaggio economico, e anche a chi si presenta, nel caso di dipartita di un parente che non ha mai curato o conosciuto, a spartirsi l’eredità. Nel caso di guerre, la storia riporta notizie che al termine di ogni battaglia c’erano persone che gironzolavano tra i cadaveri alla ricerca d’ogni cosa che gli potesse risultare utile, come anelli d’oro, orologi, vestiario, scarpe, cibo, e quant’altro, procedendo anche al taglio di dita o di braccia nel caso fosse stato necessario. Questi fatti si sono ripetuti, anche se in forme e con azioni diverse nel periodo dell’attuale malattia pandemica Covid-19, quando si è esercitato lo sciacallaggio commerciale: all’inizio dell’epidemia scarseggiavano le mascherine (il costo di una mascherina del valore di 0,50 euro è arrivato a 30 euro!) o i guanti o i gel disinfettanti, o lo stesso alcool etilico, che venivano venduti a prezzi esorbitanti, oppure erano proposti da taluni degli antidoti miracolosi per la prevenzione o la cura della malattia. Nel contempo, si sono manifestati anche lo sciacallaggio comunicativo e quello mediatico con la diffusione di notizie prive di fondamento, atte proprio a incutere paura nelle persone più deboli e indifese, o col mettere in risalto le lecite divergenze manifestate in campo scientifico, o con l’esprimere opinioni sulla classe medica e sanitaria in genere. C’è stato anche lo sciacallaggio politico, che alcuni giornalisti usano per la ricerca di episodî compromettenti o scandalosi, veri o presunti, nella vita di personaggi politici per metterne in luce le magagne o anche per scoop. Chi esercita lo sciacallaggio in alcuni casi è persona senza morale e priva in modo assoluto di scrupoli. Lo sciacallaggio, tuttavia, è giustificabile nei confronti di chi agisce per bisogno o per interesse pubblico (come nel caso di inchieste giornalistiche su attentati o su importanti politici) ma non lo è nei confronti degli approfittatori: unicuique suum diceva Cicerone, cioè bisogna dare a ciascuno ciò che gli spetta.
Francesco Giuliano
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