In seguito alle diverse varianti brasiliana, inglese, sudafricana, ecc., del Coronavirus Sars-Cov-2 che sono subentrate in seguito alla pandemia Covid-19, e alla forsennata produzione di vaccini specifici per impedirne la diffusione, ci si chiede: da cosa derivino tali varianti? Albert Camus nel “Il mito di Sisifo” scrive: “Così, Sisifo persuaso dell’origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino. Il macigno rotola ancora. … Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Anch’egli giudica che tutto sia bene. … Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”. In altre parole, il biologo francese Jacques Monod (1910- 1976), premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1965 insieme a A. Lwoff e F. Jacob, sostiene che “l’uomo deve infine destarsi dal suo sogno millenario per scoprire la sua completa solitudine, la sua assoluta stranezza. Egli, ora sa che, come uno zingaro, si trova ai margini dell’universo in cui deve vivere, da cui è emerso per caso. Un universo sordo alla sua musica, indifferente alle sue speranze, alle sue sofferenze, ai suoi crimini”. Monod riprende, in definitiva, l’antico assioma del filosofo greco antico Democrito (460 – 370 a.C.) secondo cui “tutto ciò che esiste nell’universo è frutto del Caso e della Necessità”, i cui sinonimi, in senso darwiniano, sono rispettivamente la Mutazione (quel che sta avvenendo, ad esempio, riguardo alle citate varianti del virus Sars-Cov-2) e la Selezione naturale (che Monod chiama teleonomia, che ha origine dalla selezione naturale, diretta a favorire le strutture e le funzioni finalizzate alla conservazione della specie e ad eliminare quelle non adattate).
Sappiamo che ogni oggetto che costruiamo, una forchetta, un’auto, un fiammifero, un pantalone, ecc. è dotato di un progetto ed ha una finalità per la quale lo abbiamo costruito. E dell’uomo e degli esseri viventi che sappiamo? Jacques Monod ha, infatti, avanzato una visione meccanicistica dell’universo, sostenendo la tesi secondo la quale il Caso sarebbe stato l’artefice del Cosmo e, in quest’ambito, l’Uomo e gli esseri viventi sarebbero sorti grazie ad un imprevedibile gioco a dadi, così come si evince dal suo saggio “Il caso e la necessità” (Biblioteca EST – Mondadori, 1974). La vita degli esseri viventi, in definitiva, è una specie di miracolo statistico perché deriva dal Caso e dalla Selezione naturale e l’uomo è probabilmente solo nell’immensità indifferente del cosmo. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il Regno e le tenebre. – scrive ancora Monod al termine del suo saggio. La concezione meccanicistica, secondo cui l’universo non procede secondo un progetto antecedente, si concretizza attraverso una serie di concatenazioni di cause ed effetti materiali. Essa si contrappone all’antica visione del finalismo antropocentrico, secondo cui l’uomo è la creatura di un Supremo Architetto (Dio) sulla base di un progetto ben definito. In filosofia con questo esempio si chiarisce la differenza tra finalismo e meccanicismo: Il fiume per un finalista ha il fine di sfociare in mare; per un meccanicista il fiume arriva al mare, non per un piano preordinato, ma a causa di una serie di dislivelli.
Il concetto di Caso, comunque, non è semplice e viene usato in contesti molto diversi tra essi. Ha in sostanza varie interpretazioni. Scrive il compianto giornalista Pietro Greco (1955 – 2020) nel dizionario Einstein e il ciabattino (Editori Riuniti, 2004): Il caso nel senso comune è infatti il destino, ciò che accade al di fuori della nostra volontà e possibilità di intervento. … Il caso è l’alea, il rischio che corriamo quando giochiamo a poker … Il caso è ciò che si contrappone a una causa razionale … Il caso è il caos, il disordine … Il caso è un fantasma della nostra mente che nella realtà non esiste. Il Caso è ciò su cui si basa questa breve dissertazione riportando l’esempio addotto da Monod nel citato saggio: il dott. Dupont è chiamato d’urgenza presso un ambulatorio che visita per la prima volta, mentre lo stagnino Dubois sta effettuando la riparazione urgente del tetto del vicino. Quando il dott. Dupont passa, allo stagnino sfugge inavvertitamente il martello e la traiettoria (deterministica) di quest’ultimo intercetta quella del medico che muore con il cranio fracassato. Noi diremmo che egli ha avuto una cattiva sorte: quale altro termine usare per un simile avvenimento, imprevedibile per la sua stessa natura? Il caso va considerato qui come essenziale, inerente all’indipendenza totale delle due serie di avvenimenti, la cui concomitanza provoca l’incidente. Esiste un’indipendenza totale anche tra gli avvenimenti che possono provocare, o permettere un errore nella replicazione del messaggio genetico del virus in cui conseguentemente si verifica una mutazione. Esiste anche un’indeterminazione derivante dalla struttura quantistica della materia perché una mutazione è un avvenimento microscopico, quantistico, a cui si applica il principio di indeterminazione di Heisenberg che stabilisce i limiti nella misurazione di due grandezze coniugate, cioè di grandezze delle quali la prima delinea un sistema in termini di spazio e di tempo, come la posizione (ad esempio, la posizione del dott. Dupont in quel dato momento), mentre la seconda traccia il suo stato dinamico, come la velocità (ad esempio la velocità del martello dello stagnino Debois).
Orbene, il meccanicismo, oltre che in Democrito, lo si trova anche nel filosofo greco antico Epicuro (341 – 270 a.C.), secondo cui il Caso prevale sulla Necessità e del Caso non si può sapere nulla se non constatare che esso sia collegato al clinamen, come è brevemente descritto dal poeta epicureo romano antico Lucrezio Caro (98 – 55/50 a.C.), nel poema De rerum natura (Libro II, 216-220): Illud in his quoque te rebus cognoscere avemus,/ corpora cum deorsum rectum per inane feruntur/ ponderibus propriis, incerto tempore ferme/ incertisque locis spatio depellere paulum,/ tantum quod momen mutatum dicere possis. (A questo proposito vogliamo che tu conosca anche ciò, che i corpi primi (gli atomi), quando cadono in linea retta nel vuoto a causa del proprio peso, in un tempo del tutto incerto e in un luogo indefinito, deviano un poco tanto che può dirsi mutato il movimento). Il clinamern è, quindi, la deviazione spontanea e casuale che permette agli atomi di incontrarsi, scontrarsi e dunque aggregarsi (formando così le cose). Sotto questa visione si potrebbe dire che il virus muta per clinamen molecolare.
Anche lo scrittore romano antico Gaio Petronio Arbitro (I secolo), nel Satyricon sosteneva che Non multum oportet consilio credere, quia suam habet fortuna rationem (Non confidare molto in ciò che si vuol fare, perché il caso ha la sua logica).
Francesco Giuliano
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