In questi giorni molti media si interessano dell’arcipelago pontino, non esiste e non è mai esistito. Sulla denominazione degli abitanti di queste isole non ci sono dubbi. L’arcipelago è quello ponziano e ponziani sono gli abitanti anche se vivono in una isola diversa da Ponza. Nel 1934, quando venne istituita la provincia di Littoria, i comuni di Formia e Gaeta, con quelli limitrofi dell’entroterra e con l’associazione dei comuni isolani, vennero aggregati a questa nuova realtà istituzionale. L’arcipelago, nella sua interezza, da campano divenne laziale. Gli isolani non si sono mai integrati in questa nuova appartenenza e con il passare degli anni hanno sempre mantenuto le loro particolarità etniche e sociali, idioma compreso.
Il termine ponziano implica elementi di storia, di cultura, di tradizioni che rappresentano l’identità delle isole che nessuno potrà mai annullare. Gli abitanti di queste isole, posizionate di fronte al meraviglioso golfo di Gaeta, non hanno niente in comune con il termine Pontino o Agro Pontino o Paludi Pontine. Il vocabolario della lingua italiana, il dizionario enciclopedico e la stessa enciclopedia italiana, editi dall’Istituto Treccani, alla voce pontino chiariscono: “agg. dal lat. Pomptinus o Pontinus relativi o appartenenti a una zona del Lazio meridionale che si estende dai monti Lepini al Tirreno e dai primi rilievi dei colli Albani al golfo di Terracina e che può essere definita Regione Pontina, Agro Pontino o Paludi Pontine”. Il dizionario aggiunge che: “Pontino è un nome che si ritiene derivato dalla città di Suessa Pometia con cui è stata anticamente designata una zona del Lazio: Regione Pontina, Agro Pontino, Paludi Pontine”. La stessa cosa sostiene Gin Racheli nel bellissimo libro “Le isole ponziane, rose dei venti”, edito da Mursia. Una posizione opposta è quella dello storico e giornalista Pier Giacomo Sottoriva che, nelle sue tante e autorevoli pubblicazioni, ha sempre sostenuto la tesi isole pontine, anche su una guida turistica diffusa dalla prestigiosa casa editrice De Agostini.
Ponza e Ventotene, a mio avviso, non hanno nulla da vedere, non hanno niente in comune con la parola pontino che serve ed è servito per indicare una precisa zona del basso Lazio, ora in provincia di Latina, comunemente indicata come Agro Pontino. Chi usa l’aggettivo pontino per definire le isole che stanno di fronte alla costa continentale che va dal Circeo a Gaeta fa un uso improprio del termine e cade in errore. Il significato di pontino non solo è diverso ma è addirittura differente da ponziano, i due nominativi non hanno radici comuni. Ponza e Ventotene non hanno legami, non hanno rapporti, non hanno relazioni, non hanno attinenza con l’Ager Pomptinum.
Definire il complesso di queste isole con l’espressione ponziane è tradizione, consuetudine, abitudine. È storia, storia che risale al tempo dei primi autori greci e latini. Gli scrittori latini scrivevano Insulae Pontiae per rappresentare tutto il gruppo di isole che si trovavano di fronte al golfo di Gaeta. I romani fecero incetta di una precedente denominazione greca. La quasi totalità degli scrittori che, dal settecento in poi, si sono interessati hanno usato l’aggettivo ponziano. Si è incominciato a usare il termine pontine, per la prima volta, nel 1928. Quando fu inaugurata la miniera di bentonite della Samip, a Ponza, nel 1935, agli operai fu distribuito un foglio con una canzoncina celebrativa. Vi era scritto: “Finalmente noi pontini possiamo lavorar”. Il fascismo faceva di tutto per esaltare la nuova provincia di Littoria e i suoi centri.
News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.