Le chiusure costano alla Toscana quasi 1.400 imprese, soprattutto bar e ristoranti. Altre 7.500 a rischio

I commercianti reputano il Cashback una pessima misura. Più fiducia nella Regione che nel Governo

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FIRENZE – Una crisi che ha aperto una ferita enorme sul commercio e sull’imprenditoria toscana. Secondo i dati dell’ultima indagine semestrale condotta da Format Research per conto di Confcommercio Toscana, si chiude con numeri allarmanti per il terziario toscano: solo il commercio ha visto chiudere quasi 1.400 imprese rispetto al 2019. 1.400 imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca. Ma a queste vanno aggiunte altre 7.500 attività che sono ormai ad un passo dalla fine. Il terremoto peggiore è rappresentato dalla fine dello stop ai licenziamenti, a causa di cui un dipendente su cinque rischia il posto di lavoro.

La situazione non è certamente delle più rosee, con un crollo dei ricavi evidente soprattutto nel turismo, ristorazione e pubblici esercizi che vedono un – 60% rispetto all’anno precedente. Ma il covid ferma anche l’imprenditorialità della regione, nel 2020 le nuove imprese sono state il 20% in meno rispetto all’anno precedente.

“Qualcuno sta vivendo una lunga agonia: si regge in piedi tra ristori statali, proprie risorse e prestiti in banca. Tutto pur di resistere e vedere come andrà a finire, nella speranza che arrivi presto una ripartenza dopo la fine del piano vaccinale. Anche perché, a volte, chiudere ha costi proibitivi. O meglio, richiede una liquidità immediata che ora è merce preziosa, per saldare i debiti con banche e fornitori, pagare i Tfr ai dipendenti, sistemare ogni passaggio burocratico. Staccare la spina può essere perfino più difficile di tirare avanti a stento” commenta la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini.

Preoccupano le circa 7.500 imprese tenute in piedi con un equilibrio precario grazie ai ristori, ma di fatto totalmente ferme.

Secondo Confcommercio Toscana potrebbero aggiungersi alle 1.400 già cessate entro il 2021. in altre cessazioni entro il 2021. “In questo momento -l’unico settore vitale è quello dei servizi, innovativi in particolare, cresciuti in Toscana di 522 unità nel 2020. Per il resto è crisi nera” fa notare il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. Il settore ricettivo segna un – 67%, il risultato più impietoso di questa crisi. Ma anche la ristorazione vede un calo del 60%. Senza i ristori, stimano in Confcommercio, le imprese fallite sarebbero state oltre 20.000.

I commercianti toscani bocciano la recente introduzione del meccanismo del Cashback:

l’87% degli esercenti lo considera un elemento non vantaggioso per la propria attività, lamentando le eccessive commissioni sulle transazioni con moneta elettronica, che ricadono interamente sulle imprese. Il giudizio sulla gestione della crisi da parte del passato Governo è fortemente negativo per il 74% degli imprenditori toscani del terziario intervistati. In media, è stata percepita come più soddisfacente la gestione regionale della crisi (ne è soddisfatto il 52% degli intervistati).

 


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