Lazio : Attivato un tavolo di crisi permanente per la coltivazione delle nocciole

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L’assessore all’Agricoltura della Regione Lazio, Giancarlo Righini, ha evidenziato l’impatto significativo delle perdite subite dai produttori di nocciole della Tuscia, che affrontano ormai da quattro anni difficoltà nella produzione. Questa crisi, infatti, non colpisce solo i coltivatori, ma anche l’intera economia del territorio, dato il ruolo cruciale della nocciola per l’economia locale.

In risposta a questa situazione critica, è stata annunciata l’istituzione di un tavolo di crisi permanente dedicato alla nocciola, il cui scopo sarà affrontare e cercare soluzioni per mitigare i problemi del settore. La prima riunione del tavolo è programmata per il 25 novembre e vedrà la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e degli operatori del settore agricolo. Questa iniziativa dimostra l’impegno della Regione Lazio a supportare i produttori della Tuscia, cercando soluzioni sostenibili per preservare questa coltura simbolica del territorio e l’economia ad essa legata.

La corilicoltura laziale, specialmente nel viterbese, sta attraversando una crisi profonda, dovuta in larga parte ai cambiamenti climatici e all’aumento della pressione dei parassiti. Le gelate tardive del 2021, la prolungata siccità del 2022 e le ondate di calore intense del 2023 hanno causato gravi problemi fitosanitari, con effetti come marciumi e una drastica riduzione della resa delle colture. Queste condizioni climatiche estreme hanno compromesso la salute delle piante, rendendole più vulnerabili agli attacchi dei parassiti, che trovano un ambiente favorevole alla proliferazione.

In questo contesto, la cimice asiatica (Halyomorpha halys) rappresenta una delle minacce più gravi per le nocciole della regione. Originaria dell’Asia orientale, si è diffusa rapidamente in Italia negli ultimi anni e si nutre delle parti tenere delle piante, inclusi i frutti in fase di sviluppo. Questo danneggiamento riduce la qualità del prodotto e causa ulteriori perdite economiche. Il controllo della cimice asiatica è estremamente complesso, poiché si riproduce rapidamente e sviluppa una resistenza elevata ai trattamenti fitosanitari tradizionali, richiedendo così nuove strategie di gestione.

L’insieme di questi fattori ha reso le coltivazioni di nocciole della zona molto vulnerabili, mettendo a dura prova la sostenibilità economica e ambientale della corilicoltura laziale.

L’assessore Giancarlo Righini ha sottolineato l’importanza di adottare il contrasto biologico come approccio preferenziale per rispondere alla crisi che sta colpendo i noccioleti, piuttosto che ricorrere ai fitofarmaci. Secondo Righini, il tema sarà approfondito ulteriormente durante il tavolo tecnico permanente, in cui si discuterà l’impiego di antagonisti biologici, ossia organismi naturali che contrastano i parassiti nocivi per le colture. Ha elogiato il contributo dell’Università della Tuscia e del Dafne (Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali) per la loro ricerca avanzata in questo ambito, esprimendo gratitudine per il loro supporto scientifico.

L’assessore ha anche evidenziato l’impegno della Regione a fornire tutto l’aiuto possibile per affrontare questa emergenza nei noccioleti, analogamente a quanto già fatto per altre produzioni agricole strategiche come il latte di bufala e il kiwi.

La coltivazione delle nocciole nel Lazio è un settore agricolo di grande importanza economica e sociale. Attiva da oltre trent’anni, questa attività rappresenta una fonte primaria di reddito per la regione e sostiene circa 4.000 famiglie. Con una produzione annua di circa 45.000 tonnellate, il Lazio si colloca al secondo posto in Italia per produzione di nocciole, subito dopo la Campania. La coltivazione si estende su una superficie di 27.000 ettari, generando un fatturato di oltre 120 milioni di euro all’anno.

La maggior parte della produzione è concentrata nella zona della Tuscia, una regione storica che si distingue per la qualità del terreno e le condizioni climatiche favorevoli. Questi fattori, insieme alle tecniche di coltivazione consolidate e all’esperienza dei coltivatori, contribuiscono a garantire un raccolto abbondante e di alta qualità.

Negli ultimi anni, l’aumento della domanda di nocciole, sia per il consumo diretto sia per l’utilizzo nell’industria dolciaria, ha ulteriormente incentivato gli investimenti nel settore. La coltivazione delle nocciole non è solo un pilastro economico per la regione, ma ha anche implicazioni culturali e ambientali, poiché le nocciole del Lazio sono riconosciute per la loro qualità e fanno parte della tradizione agricola locale.

Alessandra Trotta

(Giornalista e scrittrice)

 

 


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