Latina Scalo, la Recall risponde sulle accuse relative all’impianto di biometano

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 La mancata conoscenza dei temi genera disinformazione. Probabilmente è accaduto questo durante la riunione organizzata dal Comitato Latina Scalo-Tor Tre Ponti, che ha contestato la futura attività della azienda Recall Latina nell’area industriale di Latina Scalo per un impianto a trattamento dei rifiuti organici (il cosiddetto Forsu) per la produzione di biometano, esprimendo una rappresentazione non corrispondente alla realtà e con conseguenti preoccupazioni infondate.

È l’amministratore delegato della Recall Latina Paolo Rinaldi a replicare.

Già lo scorso 20 giugno il progetto Recall Latina è stato presentato in profondità durante un convegno aperto a tutti organizzato da FederLazio proprio per colmare ogni tipo di gap di conoscenza della materia trattata. La nostra azienda è sempre stata disponibile a incontri con la cittadinanza, enti pubblici e aziende private, nello spirito collaborativo che si confà a una comunità, non avendo il timore di illustrare la rivoluzione dettata dalla green economy di cui siamo fieri fautori. Quegli atti audiovideo relativi al convegno sono pubblici e consultabili sul nostro sito www.bio2gas.com: si invita chi non ha potuto partecipare a visionarli.

Il modello di sviluppo di Recall Latina è quello dell’economia circolare ed ecosostenibile: attraverso la filiera della digestione anaerobica l’organico della raccolta differenziata viene trasformato in fertilizzante per l’agricoltura e in metano, cioè carburante pulito per le auto, contribuendo in modo sensibile alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e delle polveri sottili nell’atmosfera. I vantaggi: riduzione delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento atmosferico e riciclo della materia organica che torna -dopo opportuno processo- alla terra e all’agricoltura da dove proviene.

La raccolta differenziata gestita in questo modo è un processo ineludibile se si vuole  salvaguardare il futuro del Pianeta, riducendo il surriscaldamento per l’accumulo di co2, e per tutelare il futuro dei nostri figli.

Sono errate tutte le informazioni che sono state diffuse negli ultimi giorni che abbiamo appreso tramite la stampa: non avviene lo stoccaggio della Forsu, il biometano viene immesso direttamente nella rete Snam, non vi sono emissioni pericolose e nocive, tutta la lavorazione è confinata al chiuso con un processo aspirativo e con un misuratore di odori in azione h24 posto all’esterno per monitorare l’aria, con dati disponibili on line per le istituzioni. Ovviamente non viene bruciato né il metano né tantomeno la Forsu, ‘digerita’ in un processo di fermentazione naturale in assenza di ossigeno, completamente al chiuso. Per quanto concerne i camion che conferiranno la Forsu facciamo notare quanto segue: è pacifico che l’azienda insiste in un’area industriale, i camion sono gli stessi che transitano nel territorio per i loro servizi ambientali senza raggiungere mete ancora più distanti tipo il Nord Italia, ogni camion inoltre che porta Forsu sarà in grado di produrre carburante pulito e non inquinante in quantità enormemente superiore a quella utilizzata dal camion stesso (auspicando che esso stesso possa andare a metano).


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