LATINA – E’ prevista per domani, 12 dicembre alle ore 15.30, la conferenza dei servizi a Latina, avente come unico punto all’ordine del giorno, la bonifica della discarica di Borgo Montello.
L’argomento nonostante sia stato negli anni, più volte dibattuto, non sembri sia stato affrontato con la giusta misura, ne dalle forze politiche e nemmeno da rappresentanze istuzionali, anche se oggi più che mai potrebbe essere a rischio la sua riapertura e le relative problematiche di tipo ambientale che andrebbero ad impattare in maniera gravosa sulla collettività.
Da cosa partire, dunque, per affrontare una volta per tutte la vergogna ambientale più grande, quello di una dscarica a pochi chilometri dalle case e sotto il naso di tutti, su cui nessuno interviene in maniera risoluta da circa 10 anni.
Cosa si rischia? A breve, si rischia di veder “atterrare” un’ autorizzazione da 38mila metri cubi sul sito, che potrebbe dare il via all’operatività, seppure a scartamento ridotto (tenere presente che 38mila metri cubi sono niente in confronto ai circa 7 milioni di metri cubi di rifiuti seppelliti a Montello, di cui circa 3 sono stati conferiti tra gli anni 80 e gli anni 90 dove le regole di raccolta e smaltimento non erano certamente quelle attuali). Questo mini-adeguamento potrebbe dare il via ad una procedura, come avvenuto anche in passato, in cui si considera Montello un sito già “compromesso” dal punto di vista ambientale e quindi preferenziale rispetto ad altri da fare ex novo. A questo si aggiungano le norme sulle distanze dagli edifici sensibili (in ogni caso le abitazioni di via Monfalcone vengono definite “case sparse” e non centro urbano nei piani regionali) sono meno stringenti nel caso di impianti già operativi. Ancor più grande è che questo mini-allargamento rischia di dare quella operatività, proprio alla vigilia dell’approvazione del piano regionale, che significa concentrare su Montello, in assenza di altri sbocchi una mole di rifiuti paragonabile a quella che fino a poco tempo fa era visibile a Colleferro.
Il fatto amministrativo più grande è che nessuno abbia mai davvero voluto risolvere questo problema. Questo sito, invece merita una lente d’ingrandimento, perché è stato usato per sopperire agli scarti dei consumi di massa, diventato anche un ricettacolo di melme industriali altamente tossiche.
Ma è proprio questo modo silente che preoccupa, questa immobilità politica ed istituzionale che impedisce la costruzione di qualunque progetto di rasanamento a lungo termine che invece si rende obbligatorio per l’intera collettività presente e quella delle generazioni future.
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