Latina conosce il benessere negli anni Sessanta come tutto il mondo occidentale. Una grande fase di prosperità che i giovani scoprono un modo di vivere più rilassato, con meno divieti e con meno tabù. Anche nel capoluogo pontino arrivava una ventata liberatoria che non coinvolgeva solamente le classi più ricche, ma tutta la popolazione giovanile non a caso anche i cantanti dell’epoca cavalcavano questa nuova ondata scrivendo testi che fino a pochi anni prima sarebbero stati impensabili. Le edicole del centro cittadino si rifornivano di riviste molto richieste come Playmen, King, Men, Abc, Big, Giovani, Ciao amici. In quegli anni i giovani e le giovani iniziarono con Rita Pavone a rivendicare il diritto a provare passione per i coetanei di sesso opposto. La diffusione di mezzi privati di trasporto offriva opportunità nuove per stare assieme e ricavarsi nuovi spazi. Le città garantivano maggiore anonimato, veniva meno il controllo sociale. Erano gli anni delle settimane bianche a Roccaraso o Pescasseroli, le gite scolastiche a Firenze e Venezia, dei viaggi a Londra per studiare l’inglese, di fare sport con i Giochi della Gioventù, dei giardinetti con atteggiamenti senza veli, delle feste da ballo sulla mattonella, oppure al cinema con film come Bella di giorno. Pullulavano discoteche e dancing al lido di Latina e nei borghi, la sala da ballo dell’Hotel de la Ville o di Villa Mimì erano posti frequentatissimi. Il giro di Peppe – al centro – era un modo di mettersi in mostra e dialogare anche contro la famiglia vista come un luogo di costrizione dal quale svincolarsi al più presto. Il boom economico rappresentava una rottura con i ruoli tradizionali. Dopo le privazioni della guerra e gli stenti della prima fase della ricostruzione, finalmente la crescita del benessere mostrava alla popolazione la strada per l’uscita dal tunnel.
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