LIVORNO – Le vignette del Fatto Quotidiano definite antisemite ma non solo, il fatto anche più grave forse sono dei post omofobi contro un’opera d’arte alla Biennale di Venezia. Si è fatta pesante la posizione dell’assessore alla cultura Simone Lenzi a causa dei suoi tweet e dei suoi post social “al veleno”. Compatta l’opposizione con Valentina Barale e Stella Sorgente che chiedono le dimissioni e una parte del Pd che gli volta le spalle, oltre all’Arcigay e le altre associazioniche lo accusano. Il tweet omofobo sarebbe questo: “Alla Biennale di Venezia ci tengono a farci sapere che la donna quintessenziale ha la minchia. E no, non è che siamo borghesi scandalizzati. Siamo borghesi annoiati a morte da questo lavaggio del cervello, da questa prevedibilità, da questa predica continua”. E ancora riprendendo il Daily Mail, l’assessore alla cultura livornese scrive: «Uno squinternato vuole farsi validare come donna e usa un neonato per soddisfare una sua perversione pedofiliaca con l’aiuto della Duke University. E no, non sono io transfobico, è che vi siete bevuti il cervello». Seguono altri post dedicati alla «frociaggine», alle donne e all’identità arcobaleno.
Per quanto riguarda la redazione del Fatto Quotidiano riguardo alcune vignette sulla guerra in Israele, Lenzi su Twitter scrive: “Ho uno champagne in frigo, pronto per quando chiuderà, sommersa dai debiti, la fogna del Fatto Quotidiano laboratorio di abiezione morale, allevamento di trogloditi, verminaio del nulla”. Ieri pomeriggio a Palazzo Comunale Lenzi ha incontrato la stampa dopo essersi confrontato con Salvetti e la Giunta, per presentare le sue scuse e per cercare di spiegare l’accaduto: “La cosa più importante sono le scuse alle persone e alle associazioni colpite dal mio post – attacca – l’errore più grande è stato affidare ai social che possono diventare terreno di scontro e non di confronto, le mie considerazioni”. Finite le scuse Lenzi tira fuori comunque anche dei “ma”: “Chi mi conosce sa che amo la libertà e negli di Giunta ho partecipato personalmente e votato a favore di vari emendamenti per la parità di genere”. Poi c’è il Fatto Quotidiano e la sua redazione, già attaccati due anni fa per la vicenda del giornalista e professore della Luiss Alessandro Orsini, al quale vennero chiuse le porte del Teatro Goldoni: “Tutte le vignette sono degne di uno “sturmer” nazista, questo non toglie che abbia rispetto per la libertà di stampa e non credo di avere il potere di essere pericoloso per i lavoratori di questo giornale e di poterlo chiudere. Un giornale che non mi piace e con i suoi articoli vive solo sulle disgrazie altrui, gioendo quando c’è un avviso di garanzia o un arresto”. Post e tweet politicamente molto pesanti quelli di Simone Lenzi, che per essere giustificati devono passare necessariamente da un confronto e una presa di posizione da parte di Salvetti e di tutta la Giunta, il quale questo pomeriggio ha indetto una nuova conferenza stampa per chiarire la questione. Nel frattempo l’assessore è totalmente scomparso dai social.
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