Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti. (Purgatorio, Canto V)
Dante Alighieri nell’undicesimo canto del Purgatorio ragiona sulla superbia che acceca l’artista e così della propria chiede inconsciamente perdono chinandosi ad ascoltare Oderisi da Gubbio, portando insieme ai penitenti il peso di un macigno che è già nel suo destino di esiliato.
Il pittore fiorentino, contemporaneo di Giotto, Bonamico Buffalmacco rappresentò in affresco (1336-1342), nel Giudizio Universale sulle pareti del Camposanto di Pisa, un inferno nel quale ritrasse Dante insieme con Virgilio. Entrambi erano spinti con risvolto bianco, propri dell’Arte di Medici e Speziali a cui il poeta era affiliato.
Secondo Raul Zurita, uno dei massimi poeti cileni, professore di scrittura creativa all’Università Diego Portale di Santiago, Dante è il più grande poeta della solitudine. Solo un poeta della sua stazza poteva intraprendere un viaggio attraverso ciò che è da sempre e per sempre fuori del linguaggio, cioè attraverso la morte. Dante alla fine della Commedia vede Dio e afferma che ha il colore del volto umano.
Il poeta Dante Alighieri è un autore popolare perché la sua opera più conosciuta, la Divina Commedia, è più che mai un patrimonio universale perché letto da centinaia e migliaia di lettori nel corso dei secoli in ogni angolo della terra.
Dante il 28 agosto 1321, pochi giorni prima della sua morte, fu incaricato da parte del signore di Ravenna, Guido Novella da Polenta, di recarsi a Venezia per una missione diplomatica, per discutere di dazi e questioni commerciali ed evitare una eventuale guerra tra le due città.
Nel 1933 Maria Montessori, la pedagogista nata a Jesi nelle Marche, incominciò a lanciare, con un esperimento didattico audace e innovativo, l’idea di narrare nelle scuole la Divina Commedia agli adolescenti dai 12 ai 14 anni. Scelse per la lettura i passi delle Cantiche di Dante, i più sconvolgenti come il Conte Ugolino in primis, «perché suscitando emozione arricchivano lo spirito» dei giovani
Secondo papa Francesco Dante ha saputo esprimere, con la bellezza della poesia, la profondità del mistero di Dio e dell’amore. Attraverso il suo fantasioso pellegrinaggio nell’altro mondo, nella Pasqua del 1300, Dante è riuscito a insegnare alla Chiesa cristiana molto più che una dottrina sul peccato.
La Divina Commedia, che trabocca di insegnamenti sul ruolo della ragione naturale, sulla preghiera del Padre nostro, sull’amore umano e divino, è un prodotto del genio umano. Il capolavoro dantesco, monumento classico della letteratura mondiale, ha avuto sul cristianesimo un forte impatto. È considerato uno dei più grandi trattati teologici che può essere collocato accanto alle Confessioni di sant’Agostino e alla Summa Theologiae di san Tommaso d’Aquino.
Dante ha esercitato un notevole influsso su alcuni artisti come Sandro Botticelli e William Blake. L’impatto del sommo poeta nell’iconografia cristiana si è manifestata anche nei manoscritti medievali, come quelli conservati nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
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