La rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto i suoi modelli che sono: i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un uomo che consuma», ma pretende che non siano concepibili di altre ideologie che quella del consumo.
Nei suoi ultimi libri(Scritti corsari 1975, Lettere luterane 1976, Descrizioni di descrizioni 1979) Pier Paolo Pasolini ha espresso le idee di «omologazione culturale» e «mutazione antropologica» elaborate con disperato pessimismo. Pasolini si servì del cinema e dei giornali, strumenti più caratteristici della civiltà di massa, per combattere «l’omologazione culturale». Si pronunciò duramente contro la televisione perché strumento terribile di appiattimento delle coscienze e di trasformazione di ciascuno in puro consumatore.
La riflessione di Pasolini si appuntò sulla «mutazione antropologica» indotta dai mass-media, rivendicando la necessità di difendere l’identità dei “dominati”, cioè l’identità sana e vitale della cultura popolare, la cui estinzione si esprime, nel trionfo indifferenziato di una nuova lingua nazionale a base tecnologica e televisiva.
Nell’orazione funebre per Pier Paolo Pasolini, l’amico Alberto Moravia ha detto: «Aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo Paese, per lo sviluppo del suo Paese, un’attenzione, diciamolo pure, patriottica che pochi hanno avuto».
Nel 1962 Pasolini dedica il film Mamma Roma a Roberto Longhi, suo professore di storia dell’arte a Bologna. Pasolini ha dichiarato più volte di essere debitore di una «folgorazione figurativa». Ogni film di Pier Paolo può essere rivisto con l’occhio rivolto a quelle “folgorazioni” facendo dialogare parole e immagini del poeta-regista con l’arte che lo ha “folgorato” negli anni della formazione. Tutto è nato dalle riproduzioni che uno studente non ancora ventenne aveva osservato in un’aula dell’Università di Bologna.
Pier Paolo Pasolini è un autore di culto per diversi motivi: per la forza delle sue argomentazioni, per l’anticonformismo, per la sua omosessualità e per la sua morte violenta e oscura. Nonostante che siano passati cinquant’anni dalla sua scomparsa, la sua figura di intellettuale è viva, ancora capace di dividere e di appassionare.
La scrittrice Dacia Maraini, nel libro Caro Pier Paolo intesse un dialogo intimo e sereno sotto forma di lettere, capace di prolungare e ravvivare un affetto profondo, nutrito di stima, esperienze artistiche e cinematografiche, idee e viaggi.
Secondo Alfonso Berardinelli Pier Paolo Pasolini è stato un acuto osservatore del costume e dei comportamenti dei giovani, un critico letterario molto attento alle trasformazioni linguistiche; è stato uno scrittore più socio-culturale che politico.
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