L’angolo delle curiosità: Pasolini (28)
La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratiche rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto. (Pier Paolo Pasolini)
Pupi Avati ricorda che Pasolini, con Salò e le 120 giornate di Sodoma, l’opera forse meno riuscita della sua filmografia, voleva fare un film sulla morte, sulla violenza, sulla complicità fra il carnefice e la vittima.
Nel 1943 Pier Paolo Pasolini scriveva al suo amico Franco Farolfi: «La guerra non mi è mai sembrata schifosamente orribile come ora, ma non si è mai pensato che cosa è una vita umana?».
Pasolini, secondo il critico e saggista Filippo La Porta, era un intellettuale disturbante, “scomodo”, spesso irritante, sempre imprevedibile e spiazzante. Lo scrittore friulano fu un «parresiasta e un retore: in lui si intrecciano passione disinteressata di dire la verità e piglio predicatorio». Pasolini, per il critico letterario, amava la vita in modo estremo e un po’ decadente, tanto da doverla mettere a rischio ogni sera.
Il discorso di Pasolini, secondo il critico letterario Filippo La Porta, «in forma di appello o requisitoria, si rivolgeva al cuore di tutti, anche a chi era escluso dal ceto “riflessivo” o intellettuale proprio perché formulato in termini poetici, figurati, affidati alla immediatezza di metafore semplici e potenti».
Per Pier Paolo Pasolini (1922-1975) «L’unico tempo libero è quello che non serve a nulla, è quello del gioco e della festa, che è tempo fuori del tempo… straordinariamente spensierato e perciò straordinariamente intenso».
Pier Paolo Pasolini è stato un intellettuale che ha ricoperto un importante ruolo anticonformista. In un articolo apparso sul Corriere della sera del 18 ottobre del 1975, ha scritto una feroce critica contro la televisione affermando: «Se i modelli di vita proposti ai giovani sono quelli della televisione, come si può pretendere che la gioventù più esposta e indifesa non sia criminaloide? È stata la televisione che ha concluso l’età della pietra e ha iniziato l’era dell’edoné (del piacere)».
Pasolini nella rivista Rinascita e nel libro Scritti Corsari, accusò la televisione di aver cancellato i dialetti e quindi le differenze umane, culturali del nostro Paese per produrre una “omogeneizzazione” piatta e banale.
Gli amici Pier Paolo Pasolini e Francesco Leonetti vissero insieme anche a Roberto Roversi, l’esaltante vicenda culturale bolognese che portò a fondare nel 1955 la rivista di poesia Officina, che costituì un provocatorio tentativo di superare sia la tradizione novecentesca dell’ermetismo e i residui del decadentismo, sia il neorealismo che sembrava essersi cristallizzato anche in letteratura, dentro gli schemi di un’ideologia senza dare sfogo a nuove tendenze più consone ai cambiamenti portati dalla società industriale.
Molte furono le affinità che unirono i due amici e compagni di studio a cominciare dalla loro vis polemica contro il capitalismo e il loro estro creativo che tenne vivo per alcuni decenni, in Italia, il dibattito politico letterario. Ambedue furono intellettuali marxisti, sempre attenti alle lotte operaie e studentesche del loro tempo; furono con il loro ardore letterario e politico controcorrente innovatori e sperimentatori di linguaggi e stili giungendo a nuove forme letterarie; furono entrambi poeti, narratori e critici militanti.
Pier Paolo Pasolini spinse il caro amico Francesco Leonetti a partecipare, come attore cinematografico, alla realizzazione di alcuni suoi film. Infatti interpretò il ruolo di Erode nel Vangelo secondo Matteo , il servo di Laio in Edipo R e interpretò la voce al corvo di Uccellacci e uccellini e all’oste in I racconti di Canterbury.
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