L’angolo delle curiosità: Pie Paolo Pasolini

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Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà  né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui.            (Pier Paolo Pasolini)

          Nella battaglia dei giovani studenti contestatori di Valle Giulia, Pier Paolo Pasolini decise di schierarsi non coi figli della borghesia, che inneggiavano alla rivoluzione, ma con i poliziotti, con i «figli dei poveri». Nella sua celebre lettera in forma di poesia Il PCI ai giovani il poeta di Casarsa si rivolse da padre ai giovani contestatori del Sessantotto, ammonendoli, scrivendo: «Siete in ritardo, cari».

          Stefano Casi, studioso, regista, giornalista e direttore artistico, si è occupato del teatro di Pasolini. A portare Pier Paolo al teatro, secondo Casi furono le amicizie con attrici intelligenti e aperte al nuovo come Adriana Asti e Laura Betti. Altre due figure chiave furono Carmelo Bene, con la sua tragicomica Salomé (1964) ed Eduardo De Filippo, per il quale Pasolini aveva vagheggiato di scrivere un testo con protagonista un cinese che parlava napoletano.

          Nel 1950 Pasolini, costretto a trasferirsi a Roma con la madre, iniziò a lavorare come sceneggiatore (soprattutto per il regista Mauro Bolognini); attività che gli consentì di far fronte alle difficoltà economiche e di dedicarsi contemporaneamente alla letteratura e alla poesia. Cinema e scrittura rimarranno in lui strettamente complementari. Infatti i romanzi e le poesie già contengono elementi “cinematografici”, le sceneggiature dei suoi film riveleranno spesso una autonoma validità letteraria.

          Pasolini, allievo di Roberto Longhi, si è ispirato alla pittura (ai maestri italiani del realismo umanista e manierista, da Giotto a Masaccio, a Pontormo) citando o ricreando atmosfere del passato o interpolando mito e storia.

          Per Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, L’Italia nella sua storia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo.

Negli Scritti corsari, articoli che Pasolini pubblicò tra il 1973 e il 1975 sulle colonne del Corriere della Sera e delle riviste Tempo illustrato, Il Mondo, Nuova Generazione e Paese Sera, ha scritto: «Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio “uomo” che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali».

Per Pasolini La rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un «uomo che consuma», ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.

Il processo che si celebrò presso il Tribunale dei minori di Roma e che condusse alla condanna di Pino Pelosi, all’epoca del delitto (avvenuto nella notte del 2 novembre 1975 a Ostia) è stato rievocato con una accurata ricostruzione da Marco Tullio Giordana in Pasolini un delitto italiano (1995) per giungere alla conclusione del complotto ordito per motivi politici. Il film, che fu presentato in concorso alla 52ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ricostruisce le vicende dell’omicidio.

         


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