La matematica è una ricerca costante, è una scienza in evoluzione permanente al servizio di una società migliore che fornisce supporto e miglioramento alla vita quotidiana.(Fabio Ferrari)
Leonardo Fibonacci, matematico italiano che aveva studiato a Bijaya in Algeria, promosse il sistema numerico in Europa con il suo testo Liber abaci, scritto nel 1202 che descriveva i numeri come gli indiani.
Jules-Henri Poincaré (1854-1912), nella sua opera Valore della scienza (1905), ha scritto che «La matematica ha un triplice scopo. Fornisce uno strumento per lo studio della natura. Ma ha anche uno scopo filosofico: aiuta il filosofo ad approfondire le lezioni di numero, spazio, tempo. Infine, chi la coltiva vi trova un godimento estetico. Analogo a quello della musica e della pittura».
Tra la fine del X secolo e l’inizio dell’XI, il matematico indiano Al-Biruni, che trascorse molti anni in India, osservò nel suo libro Tarikh ai-Hindi (Storia dell’India) che un apprendimento reciproco delle rispettive culture contribuisce tanto alla conoscenza quanto alla pace. Al-Biruni offrì uno splendido quadro della matematica, l’astronomia, la sociologia, la filosofia e la medicina nell’India di un millennio fa, e dimostrò altresì come la conoscenza umana si espande attraverso l’amicizia. La passione che aveva pe gli indiani contribuì al suo interesse e alla sua competenza sulla matematica e la loro scienza.
L’adozione in Europa dei numeri indo-arabi avvenne tramite gli scritti di Abű Ja far Muhammad ibn Musa al Kharrizmi, uno scienziato musulmano della Transoxiana, in Persia, tramite due testi: il trattato Sul calcolo con i numeri hindi scritto nell’825° tradotto in latino nel XII secolo e Algoritmi del numero Indorum.
Alan Turing, matematico inglese, per primo ha concettualizzato una macchina universale in grado di calcolare tutto il calcolabile con la lettura e scrittura degli 1 e degli 0 su un ipotetico nastro, ponendo così le basi per lo sviluppo dell’informatica. Questo illustre scienziato e filosofo, padre dell’informatica, sosteneva negli anni Cinquanta del secolo scorso che, nel giro di cinquanta anni, le persone avrebbero cominciato a riferirsi alle macchine scegliendo un vocabolario antropocentrico. A dire cioè che le macchine vedono, sentono, comprendono, ragionano…
Secondo l’economista e saggista statunitense Josepf E. Stglitz, Premio Nobel dell’Economia 2001, «la matematica è un linguaggio che ci permette di vedere relazioni complesse, di esplorare questioni di cui altrimenti potremmo non accorgerci».
Secondo Lorenzo Tomasin, laureato all’università di Pisa e diplomato alla Scuola Normale Superiore, che insegna Linguistica italiana e Filologia romanza all’Università di Losanna, socio corrispondente dell’Accademia della Crusca, dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e dell’Accademia dell’Arcadia, «La matematica, spesso invisa o considerata con fastidio nelle aule scolastiche, è una disciplina che richiede un’applicazione intellettuale lenta, riflessiva e tendenzialmente disinteressata all’utilità pratica e immediata dei risultati».
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