L’angolo delle curiosità: la lingua

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La lingua non è uno strumento neutro: rivela la nostra visione del mondo, il nostro stile di vita, plasma la realtà che ci circonda, modificando valori e significati. La lingua è da sempre lo specchio  di una società e l’italiano non fa eccezione. Porta in sé, stratificati, secoli e secoli di storia, ma continua a riflettere, giorno per giorno l’evoluzione del nostro costume, della nostra mentalità, delle nostre abitudini.                                                                    Giuseppe Antonelli

Le lingue veicolari della cultura nella storia dell’umanità ci sono sempre state: prima il latino (medievale), poi il francese, poi (in parte) il tedesco e oggi l’inglese e forse domani il cinese. La lingua veicolare (“franca” o di servizio) è preziosa perché serve per far interagire per mezzo di una lingua comune gli studiosi di tutto il mondo.+

Le Prose della volga lingua del nobile cardinale Pietro Bembo, pubblicate nel 1525, costituiscono il trattato che codificava le regole della lingua italiana. Ancora oggi sono citate come il monumento fondamentale in cui il flusso disordinato del volgare italiano trova il  suo ordine e la sua disciplina.                                                                                                                    Il poeta e scrittore Alessandro Manzoni, nel dare vita alla sua opera letteraria più importante, I promessi sposi, approdò all’edizione definitiva (1840-1842) del suo romanzo lavando in Arno i panni degli usi linguistici della sua terra natia del Nord con tempi lenti e meditati seguendo le raffinate ed eleganti leggi del bello scrivere.

Sciacquare i panni in Arno voleva dire per Alessandro Manzoni innestare al suo stile la parola esatta, semplice, chiara, la parola della concretezza e della socialità. Lo scrittore era convinto che non dovesse esprimersi in una prosa solitaria, ma farsi specchio di un linguaggio largamente condiviso e comprensibile, senza rinunciare in nulla al proprio personale “credo” artistico e al proprio magistero stilistico.

Lo scrittore, critico letterario e lessicografo Alfredo Panzini (Senigallia 1863. Roma 1929), allievo di Giosuè Carducci, scrisse nel 1933 una deliziosa Grammatica. Nel 1905 curò il Dizionario moderno. Supplemento ai dizionari tradizionali (edito in varie edizioni), il cui obiettivo era quello di proporre «parole che non si trovano negli altri dizionari», in particolare neologismi e forestierismi penetrati nella lingua italiana. Il Dizionario includeva voci dell’italiano medio contemporaneo e per questo ebbe un notevole successo, a tal punto che Panzini lavorò per tutta la vita alle sue numerose riedizioni.                                                                                                                    Il vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli ha 2.688 pagine, 140 mila parole con etimologia, definizione, categorie grammaticali, sinonimi e contrari e significati arcaici, tre mila parole da salvare, 964 sfumature di significato, 44.600 locuzioni e frasi idiomatiche, 55 definizioni di autore (che sono spunti, suggerimenti che personalità nel campo della letteratura, cultura, sport, arte, spettacolo offrono all’utente.

Il Vocabolario Zingarelli uscì per la prima volta a fascicoli nel 1917. Nel tempo si è trasformato perché il linguaggio è stato invaso da tecnicismi, parole straniere, una massa di termini denotativi che indicano cose nuove come l’informatica e l’economia.

 

 

 

 

        

 

 


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