La letteratura deve rivolgersi a quegli uomini, deve – mentre impara da loro – insegnar loro, servire a loro, e può servire solo in una cosa: aiutandoli a esser sempre più intelligenti, sensibili, moralmente forti. (Italo Calvino)
A partire dal folgorante esordio con il primo romanzo Il sentiero dei nidi di regno (1947) Italo Calvino è stato considerato a lungo uno scrittore di talento, brillante ma atipico, se non addirittura marginale, non rappresentativo dei valori e delle tendenze del panorama letterario nazionale. In seguito è stato promosso a grande classico della narrativa italiana del secondo Novecento.
Per Italo Calvino i luoghi più importanti della sua vita sono stati: San Remo, Torino, Parigi e Roma. Il primo, anche se non è stato il luogo di nascita, è stato il paese dove lo scrittore è cresciuto per molti anni (fino al 1945). Torino è stata la città dove ha svolto la massima parte dell’attività professionale (dal 1946 al 1983) presso la casa editrice Einaudi. Parigi è stata la capitale dove si traferì per motivi familiare e vi rimase per tredici anni, la città eletta a simbolo centrale del suo immaginario creativo. Roma è stata la città dove ha abitato nei primi anni di matrimonio e negli ultimi anni della sua vita (1980-85).
Già trent’anni fa Italo Calvino denunciava nelle sue Lezioni americane la peste che avvelena il linguaggio. Per lui questa peste non era qualcosa che riguardava solo i letterati, ma era ed è una devastante malattia sociale.
Il grande e celebre scrittore Italo Calvino, che non si è mai considerato un autore per ragazzi, con la sua sorprendente vena creativa, fatta di mondi immaginifici, personaggi surreali e situazione visionarie, ha fatto sognare moltissimi lettori e lettrici di tutte le età in diverse parti del mondo.
Italo Calvino ha scritto: «Anche le più drammatiche e le più infelici tra le città hanno sempre qualcosa di buono. Quel qualcosa dobbiamo però scoprirlo e alimentarlo».
Nella Prefazione del suo primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, Italo Calvino scrisse: «In gioventù ogni libro nuovo che si legge è come un nuovo occhio che si apre e modifica la vista degli altri occhi o libri-occhi che si avevano prima.
Il Premio Italo Calvino è dedicato agli scrittori esordienti di narrativa, fondato nel 1985 da un gruppo di amici dello scrittore ed è giunto alla trentasettesima edizione. Sono usciti libri di qualità come quello di autori oggi affermati come Marcello Fois, Paola Mastrocola, Mariapia Veladiano, Peppe Fiore, Nicolò Moscatelli e altri.
Nel 1959 Italo Calvino ha scritto Il cavaliere inesistente, il terzo libro della trilogia di romanzi brevi intitolata I nostri antenati che resero celebre lo scrittore ligure. Si narra la storia di Agilulfo, il protagonista, un cavaliere dell’epoca carolingia, senza corpo ma solo armatura che alla fine viene regalata al giovane compagno d’armi Rambaldo.
Italo Calvino a proposito del famoso critico e saggista francese, Roland Barthes, ha scritto «Tutta la sua opera consiste nel costringere l’impersonalità del meccanismo linguistico e conoscitivo a tener conto della fisicità del soggetto vivente e mortale».
Per Italo Calvino Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
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