L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri

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L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri (38)

Tu proverai sì come sa di sale (lo pane altrui, e come è duro calle/  lo scender e ‘l salir per l’altrui scale.                                  (Dante Alighieri, Paradiso XVII, 55-60)

          Dante intraprende il viaggio all’Inferno il 25 Maggio del 1300, lo stesso anno in cui ebbe inizio il primo Anno santo, indetto dal papa Bonifacio VIII della famiglia Caetani. Il poeta è stato il primo a parlare dell’Italia come Belpaese.

     Dante Alighieri è una figura bifronte: classico e contemporaneo al tempo stesso, la cui opera da sempre all’avanguardia e rivoluzionaria, riecheggia nell’universo letterario ed europeo degli ultimi sette secoli. L’opera del Sommo Poeta è particolarmente capace di dialogare con il presente e di interagire con la contemporaneità.

          Dante, per Pier Paolo Pasolini, ammiratore e studioso del poeta fiorentino, non è solo poeta della realtà ma poeta della crisi e della sperimentazione, che ha ispirato lo scrittore e regista nelle pagine de La divina Mimesis.

Il poeta Dante Alighieri, con le scene del secondo cerchio infernale e della settima “cornice” del Purgatorio, condanna «l’incontenenza, la malizia e la matta bestialitade» che sono le «disposizioni che il’ ciel non vole» (Inferno XI, 81-83).

          La prima copia a stampa della Divina Commedia fu prodotta a Foligno, la bella città che da sempre si autoproclamava «lu centro de lo munno».

Il docente Giovanni del Virgilio fu una figura rivoluzionaria della città di Bologna, per diversi motivi. Intanto perché fu il primo professore universitario a essere stipendiato direttamente dal Comune di Bologna. Poi, perché fu coevo e amico di Dante Alighieri. I manoscritti recentemente ritrovati che commentano le opere di Virgilio, il poeta e la guida che Dante sceglie per farsi scortare all’altro mondo nell’Inferno e nel Purgatorio, assumono una rilevanza storica.

Nel canto XXIV del Paradiso Dante, nel pronunciare davanti a san Pietro la sua professione di fede, definisce il Dio creatore come colui «che tutto ’l ciel move, non moto, con amore e disio» (vv. 131.132). In questa frase unisce la filosofia aristotelica, che considerava la divinità come un «Motore immobile (move, non moto), con la visione cristiana di Dio persona che ama (con amore e disio).

Dante non esita a collocare gli ignavi, quelli che rinunziano ad operare delle scelte nell’Antinferno. Gli ignavi, che Dante incontra nel canto III dell’Inferno, sono quelle persone che hanno sprecato l’occasione per capire chi sono e, soprattutto, hanno rinunziato a essere protagonisti nella costruzione della loro vita. Gli ignavi sono una categoria di individui senza forza di volontà, pigri spiritualmente, coloro che non prendono mai una netta posizione: sono i vili e i codardi.

Nella Lettera a Can Grande della Scala, personaggio famoso e importante della storia di Verona, Dante Alighieri scrive: «Il fine del tutto e della parte è togliere dallo stato di miseria i viventi in questa vita e condurli allo stato di felicità». Dante, nel De Monarchia, opera in tre libri, afferma «È chiaro che la pace universale è la migliore tra le cose che concorrono alla nostra felicità».

 

 

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