La vita reale è soltanto un riverbero dei sogni dei poeti. Le corde della lira dei poeti moderni sono interminabili pellicole di celluloide. (Franz Kafka)
Roberto Rossellini con il film Roma città aperta segnò la rinascita del cinema italiano e anche del nostro Paese. Questa pellicola aprì le porte dell’Italia nel quadro mondiale delle grandi potenze, perché seppe narrare le pene di una popolazione asservita al fascismo durante il Ventennio e manifestò la volontà degli italiani di riscatto rispetto all’esperienza della guerra e della occupazione nazista del territorio italiano.
Anna Magnani (1908-1973), nata e cresciuta a Roma, nella città eterna, nel 1946 al Festival di Cannes conquistò la Palma d’Oro come migliore attrice per il film Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini. Insieme ad Aldo Fabrizi era l’indimenticabile “sora Pina”. Ho avuto la fortuna di incontrarla, insieme al figlio Luca, nel foyer del Teatro Eliseo di Roma durante la recita teatrale de La Lupa. Rimasi totalmente affascinato dalla sua straordinaria e incantevole bellezza.
Il regista Luchino Visconti, nel film capolavoro Bellissima, comprese di Anna Magnani un aspetto fondamentale della sua sensibilità: quello della maternità. E rese un doveroso omaggio alla sua grandezza e alla sua personalità di grande interprete.
Con il film La rosa tatuata (1955), tratto dall’omonimo dramma di Tennessee Williams, Anna Magnani nel 1956 fu la prima attrice non di lingua inglese, a ricevere il Premio Oscar come miglior protagonista. Fu considerata una icona di una romanità che la rese l’antidiva universale.
Secondo Federico Fellini Anna Magnani sembrava una donna molto chiusa, diffidente, impaurita, gelosa di sé stessa. Era la prima a non credere al suo personaggio pubblico, fatto di esuberanza, di estroversione, aggressività, dietro al quale si nascondeva. Anche se il grande regista ha avuto moto di coglierla in qualche momento di solitudine, dove forse era più indifesa e lasciava intravedere improvvisi pudori e riservatezze, in fondo rimaneva per lui una creatura sconosciuta e misteriosa.
Nel film di Dino Risi Una vita difficile Alberto Sordi, che interpreta il giornalista Silvio Magnozzi, butta in piscina il commendator Bracci che lo ha maltrattato perché su un giornale di sua proprietà ha sostituito principi e principesse con un servizio sui braccianti calabresi sostenendo che la gente non ne può più delle teste coronate.
Monica Vitti. Antidiva, è stata un’attrice che amava leggere, viaggiare, si interessava di tutto. Era molto intelligente, colta, aveva una mente aperta, era una vera intellettuale. Nella trentennale carriera ha girato 55 film. Vanno ricordati film (che fanno parte della storia del cinema) come L’avventura (1960), La notte (1961) diretti dal regista Michelangelo Antonioni, drammi nei quali ha saputo esprimere con straordinaria naturalezza l’alienazione l’incomunicabilità di una donna moderna alle prese con rapporti vissuti in maniera borghese.
Il regista Ermanno Olmi (1931-2018), grande autore di cinema, un gigante della settima arte, ultimo artigiano della bottega di celluloide, riteneva che dallo sguardo d’amore dei suoi genitori è scaturito quello che egli chiamava il “big bang” di tutta un’esistenza.
Enrico Vanzina regista e sceneggiatore romano poliedrico, insieme al fratello Carlo, ha dato il via a una serie di commedie nazional-popolari (i cinepanettoni) che “trafiggono” i vizi e le manie del costume italiano nei decenni Ottanta e Novanta.
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