Ogni fare artistico, in quanto imitazione, è intrinsecamente imperfetto,anzi imperfetta è la stessa realtà sensibile rispetto al perfetto cosmo ideale. Platone
La Allegoria del Buon governo di Ambrogio Lorenzetti (1338-1339), secondo il filosofo Massimo Cacciari, è un capolavoro che anticipa l’Umanesimo.
La Resurrezione di Piero della Francesca, il dipinto murale che l’artista produsse fra il 1450 e il 1463 e consegnò alla sua città natale attorno al 1464 e precisamente nella Sala dell’udienza del Palazzo dei conservatori, oggi museo civico di Sansepolcro, è stata definita «la pittura più bella del mondo».
Nella Chiesa veneziana di san Zaccaria, non lontano da piazza san Marco, si trova la Pala di San Zaccaria (1505) – olio su tavola riportata in tela – di Giovanni Bellini, il patriarca della pittura veneziana dei grandi secoli che, secondo il cronista Marin Sanudo, era un «optimo pintor la cui fama è nota in tutto il mondo et cussì vecchio come l’era, dipinzeva per excellentia». Per capire la pala e intendere l’ultima intrepida avventura stilistica del grande vecchio, bisogna confrontarla con le celebri opere dell’ex allievo Giorgione, quali I tre Filosofi (Museo di Vienna) e Le tre età (Galleria Palatina di Firenze).
La Pala di San Zaccaria fu trasferita a Parigi, in occasione delle requisizioni napoleoniche. Il dipinto tornò a Venezia soltanto nel 1815. I commissari di Napoleone, che operarono il sequestro, dimostrarono un eccellente buongusto e uno straordinario senso della qualità.
La Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, uno dei capolavori di Caravaggio dipinto nel 1600, è stato trafugato tra il 17 e 18 ottobre del 1969. Un’opera importante che si trovava sull’altare dell’oratorio di San Lorenzo a Palermo. Si ipotizza che la tela di oltre due metri sia stata rubata su commissione della mafia. Il quadro quasi ignorato è diventato famosissimo soltanto dopo l’avvenuto furto.
Gli artisti legati al movimento del Futurismo, una delle più importanti correnti di avanguardia artistica e letteraria dell’inizio del Novecento, furono sostenitori di una concezione dell’arte e della vita tutta basata sull’esaltazione della modernità e del movimento delle macchine. I futuristi si impegnarono anche in politica appoggiando la scelta del governo di entrare in guerra.
Nella storia dell’arte dalla seconda metà dell’Ottocento il paesaggio diviene non più sfondo ma protagonista. E, col tempo, da oggetto osservato e ammirato diviene sempre più anche luogo in cui si estrinseca l’intervento umano, trasformandolo e quindi anche re-interpretandolo.
Auguste Rodin (1840-1917) e Alberto Giacometti (1901-1966) sono stati due scultori di generazioni diverse e apparentemente agli antipodi, legati in realtà da differenti tratti in comune, come l’attenzione non solo per l’antiaccademismo ma anche per la tradizione antica e la raffigurazione umana.
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