L’angolo della curiosità: Dante Alighieri

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L’angolo delle curiosità: Dante Alighieri (41)

Ahi serva Italia, di dolore ostello, /nave senza nocchiere in gran tempesta, /non donna di provincie, ma bordello! (Dante Alighieri, Purgatorio, VI canto 76-78)

          Dante Alighieri (1265-1321) nato a Firenze e morto a Ravenna, poeta, scrittore, ma anche linguista, filosofo e teorico politico, è considerato il padre della lingua italiana.

          La Divina Commedia, grande opera, molto citata e amata, scritta da un cristiano, è un classico perché non smette mai di essere attuale e dopo settecento anni rappresenta l’esempio più lampante ed emblematico della storia della letteratura italiana.        Il capolavoro dantesco è un viaggio oltremondano che ha inizio dai tormenti dell’Inferno, dove le anime resteranno eternamente dannate, e passando alla purificazione temporanea del Purgatorio, arriva alla beatitudine del Paradiso, dove si compirà il mistero dei misteri.

          Dante, raccontando la tragica storia d’amore di Paolo e Francesca ci fa emozionare e con la mostruosità di Lucifero ci spaventa. Con le invettive contro l’Italia infiamma l’animo dei suoi numerosi lettori. Ci conduce attraverso le atmosfere cupe e grottesche dell’Inferno, la salita al Purgatorio fino alla luce e allo splendore del Paradiso.

          Nel libro Dante Teologo Mistico e la divinizzazione dell’uomo (Bastoni Libri) l’autore, il teologo Enzo Di Natali, si pone le seguenti domande: IL XXXIII canto del Paradiso è un’opera soltanto letteraria? O Dante Alighieri lo compose dopo aver vissuto un’esperienza simile a quella dei mistici medievali? Egli è stato un solo letterato o anche un teologo e per di più mistico alla pari di San Bonaventura e di san Tommaso d’Aquino? In otto capitoli, ben collegati tra loro, l’autore risponde a questi quesiti.

          La Divina Commedia (un libro-mondo) è stata definita nel tempo da numerosi e raffinati studiosi (i dantisti) nei modi più disparati: visione estatica, racconto teologico, avventura allegorica, un breviario di scienza misteriose e in tanti altri modi.

          Secondo il filologo tedesco Erich Auerbach, considerato uno dei maestri della moderna stilistica, fondamentale corrente della critica letteraria del secondo Novecento, il poeta Dante Alighieri è indicato come un creatore del Romanticismo perché «la concezione estetica della sublimità dell’orrido e del grottesco, di un gotico fantastico, è sorta principalmente dalla sua opera».

Dante nella Divina Commedia nel Purgatorio (III canto v.121-123) per l’incontro con Manfredi di Svevia, nipote dell’imperatrice Costanza d’Altavilla, scriveva: «Orribil furon li peccati miei/ma la bontà infinita (cioè Dio) ha sì gran braccia/che prende ciò che si rivolge a lui» e proseguiva nel Paradiso (VII canto v.64) affermando con la spiegazione di Beatrice che «La divina bontà, che da sé sperne/ogni livore, ardendo in sé, sfavilla/sì che dispiega le bellezze etterne».

Secondo il cardinale Gianfranco Ravasi Dante, nelle scenografie del suo Paradiso, fa intuire in modo folgorante che «la danza quando è nobile, è un linguaggio non solo umano ma anche celeste, è atto storico e rito escatologico».

 Dante Alighieri, ci ricorda nell’Inferno (VII, 70-71): «Oh creature sciocche, quanta ignoranza è quella che v’offende».

 

 

 

 

 

 

 


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