L’arte ha bisogno o di solitudine, o di miseria o di passione. È un fiore di roccia che richiede il vento aspro e il terreno rude. Alexandre Dumas
Melozzo da Forlì è autore dell’affresco, presente nella IV sala della Pinacoteca Vaticana, intitolato l’Investitura del Platina (1477). Ai piedi del trono, ove siede il pontefice Sisto IV della Rovere (il papa che ha dato il nome alla Cappella Sistina) circondato da 4 cardinali nipoti (a cui si aggiunge Giuliano della Rovere, il futuro Giulio II), è inginocchiato il Platina, prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, considerata la regina delle biblioteche, istituzione gloriosa fondata dal papa Niccolò V Parentucelli.
La costruzione dell’attuale basilica di San Pietro fu iniziata il 18 aprile 1506 con papa Giulio II e si concluse nel 1626, durante il pontificato di papa Urbano VIII, mentre la sistemazione della piazza antistante si concluse solo nel 1667. Prima dell’odierna basilica, ne sorgeva un’altra risalente al IV secolo, fatta costruire dall’imperatore romano Costantino. Sono stati tantissimi gli architetti che si sono succeduti ai lavori per la costruzione della basilica: Bramante con la collaborazione di Giuliano da Sangallo, Raffaello, Antonio da Sangallo il Giovane, con il collaboratore Baldassarre Peruzzi, Michelangelo, Pirro Ligorio e Jacopo Barozzi da Vignola, Giacomo Della Porta con Domenico Fontana, Carlo Maderno e infine dal 1629 Gian Lorenzo Bernini.
Il giovane Raffaello Sanzio, il divin pittore, «prese da tutti il meglio», come ha scritto Giorgio Vasari, per diventare la sintesi emblematica di quell’età dell’oro che fu il Rinascimento. Da Urbino a Perugia, e poi a Siena, Firenze, Roma. Sempre in viaggio per le capitali del Rinascimento per esprimere il proprio genio e imparare l’arte della pittura nelle Botteghe del Perugino e del Pinturicchio e persino tra gli allievi di Leonardo e di Michelangelo «maestri assoluti e senza errori».
Maestri della prospettiva nel corso della storia dell’arte sono stati: Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti (De pictura), Masaccio (Trinità), Piero della Francesca (Flagellazione) e Leonardo (Ultima cena). Nelle loro rappresentazioni, la prospettiva è frutto della scelta di un punto nel quale è idealmente collocato l’occhio di chi le guarda.
Il Manifesto del futurismo è del 1909, quello del surrealismo del 1924, il dadaismo viene alla luce nel 1916 al Cabaret Voltaire. Kandinsckij dipinge il suo primo acquarello astratto nel 1910.
Per Pablo Picasso (1881 Malaga, Spagna – 1972 Mougins, Francia) la prospettiva non è un generico punto di vista o il semplice sguardo fisico dell’artista sulla realtà. Nella sua arte la prospettiva diventa una modalità espressiva per comunicare sofferenza interiore e inquieta coscienza. L’una e l’altra, nel pittore spagnolo, si fanno immagine e protesta in volti irriconoscibili e in spazi deformati.
Edward Hopper è l’artista americano, il più cinematografico dei pittori. Ha detto Wim Wenders: «Da ogni suo quadro si potrebbe trarre un film. Hopper dipinge la condizione umana, spiando attraverso le finestre Ferma l’uomo nel suo isolamento. Cattura l’attimo di una storia. Ogni volta che vediamo un suo dipinto abbiamo voglia di sapere che cosa è avvenuto prima e che cosa accadrà subito dopo quella scena. Tutti i suoi personaggi sono immobili, in attesa, aspettano qualcosa, un punto di svolta».
Roy Lichtenstein (New York 1923 – 1997) è stato un artista americano, una icona della Por Art. I principali rappresentanti di questo movimento furono oltre Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Tom Wesselmann e James Rosenquist.
Il fumetto una forma d’arte, una narrazione fatta attraverso elementi esclusivamente grafici è essenzialmente un modo di comunicare e raccontare delle storie Nel 1905 Winsor McCay disegna per il New York Herald le prime tavole di Little Nemo in Slumberland, un capolavoro di immaginazione, un fumetto il cui protagonista è un bambino di cinque anni che ogni notte vive avventure incredibili nel mondo dei sogni
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