Ci sono momenti nella storia in cui il passaggio non è soltanto politico, ma culturale e antropologico. E noi siamo chiamati a vivere e a decidere in uno di questi.
Massimo Cacciari
Fra le biblioteche più antiche sono da ricordare la Biblioteca di Alessandria (III secolo a.C.) e quella di Celso a Efeso. La prima, grande e ricca, centro della cultura ellenistica con più di mezzo milione di volumen (i rotoli di papiro), secondo Plutarco, fu bruciata per mano di Giulio Cesare. La seconda in Turchia (12.000 rotoli di pergamena) conteneva un immenso patrimonio di conoscenza, ma andò distrutto nel 262 d.C..
La Biblioteca Vaticana fu fondata ufficialmente nel 1475. Da allora ha riunito un patrimonio librario dal valore inestimabile all’interno del quale risaltano gli ottantamila manoscritti che dal 2010 hanno iniziato ad essere digitalizzati e resi accessibili attraverso il sito DigiVatLib (digi,vatlib.it).
Il papa Nicola I nel IX secolo fu il primo a stabilire che sulle abbazie e sulle chiese la banderuola dell’anemometro doveva assumere la forma di gallo per ricordare a tutti e a se stesso il triplice tradimento dell’apostolo Pietro.
San Tommaso d’Aquino il sei dicembre 1273, pochi mesi prima di morire (il 7 marzo 1274 a Fossanova), pronunciò al suo confratello Reginaldo da Piperno. le seguenti parole: «Tutto ciò che ho scritto è come paglia» e poi non volle più scrivere.
Con il papa Clemente V che non era italiano né cardinale, eletto dal conclave di Perugia del 1304-1305, inizia la cattività avignonese dei pontefici che durerà fino al 1377.
Nel palazzo apostolico il pontefice bibliofilo umanista Niccolò V Parentucelli (nato a Sarzana nel 1397), che inaugurò la prestigiosa Biblioteca Vaticana, trovò solo 350 codici e ne aggiunse subito 50 personali e avviò una campagna acquisti tanto che alla sua morte nel 1455 l’inventario ufficiale della Biblioteca comprendeva oltre 1200 manoscritti, un terzo dei quali greci.
Il sacco di Roma (1527) fu un evento storico dirompente perché mise fine allo splendore dei pontificati medicei (Leone X e Clemente VII), disperdendo gli uomini di lettere che avevano trovato impieghi e fortuna all’ombra della curia papale.
Il papa Innocenzo XII nel 1694 adattò a sede dei tribunali dello Stato Pontificio il palazzo di Montecitorio. Il nome derivava dal medievale Mons Acceptorius, un’altura artificiale sulla quale svettava l’obelisco di Psammetico II (VI secolo a.C., qui collocato per volere dell’imperatore Augusto.
Nel corso della storia umana Tucidide ha descritto la peste di Atene, Boccaccio la peste di Firenze del Trecento, Manzoni quella del Seicento di Milano. La peste di Giustiniano (541-542) annunciò la fine dell’impero romano e inaugurò il Medioevo, la peste nera del 1348-1350 fece da incubatrice del passaggio all’Evo Moderno. Negli ultimi cento anni la letteratura, con Il morbo scarlatto di Jack London, La peste di Albert Camus e La starda di McCarty, ha trattato il tema della peste.
Nella Vienna, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, una battagliera minoranza di artisti e intellettuali, composta da Otto Wagner, Hoffman, Mahler, Richard Strauss, Schönberg, Kraus, Schnitzler, Musil, Klimt, Schiele, Kokoschka, Wittgenstein., Freud… gettò i semi di una delle più importanti “versioni” della modernità. La città è la ricca capitale di un impero multiculturale in fibrillazione dove convivono spinte innovative.
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