Era il 13 aprile del 1973. Mario Appignani – poi soprannominato Cavallo Pazzo – era seduto su una panchina in piazza della Libertà a Latina, vicino al bar Di Russo, ritrovo di molti giovani. Verso le 11 il buon Mario (nato a Roma, 13 dicembre 1954, deceduto a Roma, il 13 aprile 1996) raccontava di aver visto il giorno precedente uccidere l’agente della polizia di stato Antonio Marino, durante una manifestazione studentesca a Milano. Intorno a Mario si era formato il solito capannello di persone: qualcuno gli credeva, altri ridevano a crepapelle. Dopo lo show mattutino si recò presso un posto di polizia per raccontare tutto agli organi preposti. Il giorno seguente Appignani fu imbarcato sul primo aereo da Fiumicino verso Milano per essere interrogato dal giudice Guido Viola, allora molto noto e stimato. Il testimone tentennò di fronte alle domande pressanti del magistrato, non sembrò credibile e fu immediatamente rispedito a casa, tra lo stupore degli inquirenti.
Mario è stato un personaggio televisivo, attivista e scrittore, noto per i suoi disturbi effettuati in alcune manifestazioni di piazza e soprattutto televisive, in primis il festival di Sanremo, la partita di calcio Roma-Cagliari. Aderì al Partito Radicale di Marco Pannella.
Figlio di una prostituta, crebbe in orfanotrofi, fra cui l’istituto Santa Rita di Grottaferrata, diretto da Maria Diletta Pagliuca, che sarà poi arrestata per maltrattamenti nei confronti dei bambini ospitati. Sulla propria infanzia scrisse nel 1975 l’autobiografia. A Latina viveva in un istituto in via dei Cappuccini, dalle parti del Piccarello. Era molto conosciuto per le sue stravaganze e racconti incredibili.
Appignani morì di Aids il 13 aprile 1996 all’ospedale Spallanzani di Roma. Il funerale fu pagato dal Comune di Roma per volontà del sindaco Francesco Rutelli.
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