Tante librerie hanno abbassato le serrande per sempre. Non è così per quella della famiglia Sicconi, a Latina in via Emanuele Filiberto. Ottavio Sicconi – storico libraio di Latina – è nato a Parenzo, sulla costa istriana, il 5 dicembre 1930. E’ sempre stato uno degli esponenti di punta della comunità di giuliano-dalmati, istriani e fiumani, giunti a Latina nel dopoguerra. Sicconi ricorda tutti i giorni quei momenti che hanno costretto la sua famiglia a lasciare il paese d’origine, passato alla Jugoslavia, per raggiungere Latina. Il suo racconto è avvincente: .
Mio padre era il custode del palazzo Giacomini ed io, arzillo ventenne, iniziai subito a frequentarlo. I lavori del palazzo si conclusero nel 1951 e subito dopo nacque il cinema-teatro. Il primo spettacolo si tenne nel 1952. Furono due opere liriche ad inaugurare la stagione: la Tosca e Il Barbiere di Siviglia. Due grandi opere con due eminenti interpreti. Basti pensare che nella Tosca il personaggio principale, ovvero la Tosca, era interpretato dalla cantante Vera Magrini, un mezzosoprano molto popolare a quei tempi, mentre il Governatore di Roma, Scabbia, era interpretato dal grande Tito Gobbi.
Il proprietario del cinema Giovanni Giacomini – da buon veneto – era un amante della lirica e nel corso degli anni si rappresentò anche il Rigoletto. Negli anni il proprietario diede il cinema-teatro Giacomini in gestione a un direttore, il dottor Orlandi, molto vicino alla Warner Bros, una grande casa di produzione americana. Un imprenditore che di cinema ne capiva davvero. Il direttore si preoccupò di curare l’arredamento con la presenza di sedie confortevoli e macchine all’avanguardia per la proiezione. Il cinema acquistò così un aspetto decisamente piacevole: un locale moderno, con tetto apribile. All’interno si poteva anche fumare. Le sere d’estate il tetto veniva aperto ed era possibile vedere il film sotto le stelle. In quegli anni a Latina esistevano già due cinema: il Supercinema (l’ex cinema Littoria, poi Dell’Aquila) e il Corso. La struttura del primo è stata abbattuta: occupava lo spazio che poi è andato a prendere il palazzo della Standa, in via Diaz. Poi il cinema Corso, dove attualmente c’è la biblioteca comunale. La domenica, poi, era possibile vedere dei film anche dai salesiani. Non solo film, come detto. Il Giacomini ospitò anche degli spettacoli molto belli, con compagnie di fama nazionale. Ricordo che a Latina arrivarono, all’apice della loro carriera, le tre sorelle Nava, artiste romane. Al Giacomini si resero protagoniste di uno spettacolo teatrale molto bello, una commedia musicale dal titolo Davanti a lui tremava tutta Roma.
Al cinema Giacomini si alternava il cinema e l’avanspettacolo. Negli anni ‘60 al Giacomini ha debuttato anche un giovanissimo Gianni Morandi. Erano gli anni in cui cantava Fatti mandare dalla mamma. A Latina arrivò persino Domenico Modugno. Non posso dimenticare la parte del cinema. Ricordo numerosi film in prima visione, su tutti Ben-Hur, che fece il pienone. Altro film che andò particolarmente forte fu Cantando sotto la pioggia, con interprete Gene Kelly. Per non parlare, poi, dei film di Totò, attore molto amato dal pubblico. La domenica, al cinema, c’era quasi sempre la fila. Dalle tre di pomeriggio si lavorava fino all’una di notte. Erano momenti d’oro, si guadagnava bene.
Diverse sono le figure che ricordo di quegli anni. Dai due fratelli bruscolinari, Franco e Salvatore Minenna, che erano sempre lì davanti, ai venditori di caldarroste d’inverno e dei gelati d’estate. Il cinema-teatro Giacomini era diventato un vero un polo d’attrazione, grazie anche alla presenza del bar omonimo. Aveva i tavolini fuori e le sedie in vimini, molto comode. Era sempre pieno di gente sino a tarda ora durante il periodo estivo. Per non parlare del ristorante. Nel tempo si avvicendarono due direttori: il ragioniere Memmo Andreani di Latina, che divenne direttore una volta andato in pensione, e il commendator Moffa, di Roma.
Tra cinema e bar c’era un giro di gente davvero notevole, anche lavorativamente parlando: tra maschere, le donne addette alle pulizie, i camerieri, i baristi. Io ho visto nascere il cinema-teatro. Abitavo lì vicino, la memoria scorre pensando a quando si apriva il tetto della struttura durante i giorni più caldi dell’estate. Dalla mia finestra sentivo tutto, soprattutto la musica. Alcuni film, come Totò a colori l’avrò visto almeno sei volte. Erano famosi gli scherzi che venivano organizzati dai frequentatori abituali dei bar Giacomini e Mimì. Ricordo la passione che animava alcuni ragazzi della Latina-bene dei primi anni ’70 che avevano convinto alcuni amici a recarsi alla cosiddetta Casa dei fantasmi, un’abitazione diroccata, in piena campagna, tra Latina e Pontina. Ogni sera erano decine e decine le persone che si recavano all’interno del podere fatiscente. Si era sparsa la voce che, nel dopoguerra, i tedeschi in ritirata avevano abbandonato molte delle loro cose in quel casale, qualcuno ipotizzava anche la presenza di teschi e ossa. I fantasmi esistevano davvero, agivano tutte le sere. Erano quegli studenti liceali che, già nel tardo pomeriggio, erano all’interno per smuovere sassi, massi, pavimenti, far cadere cornicioni, simulare lamenti e urla. La cosa andò avanti per alcuni mesi tanto che anche a Roma vennero a conoscenza di questa Casa dei fantasmi in salsa pontina. Adesso chi si reca a Pontina non va più per scherzi e bighellonate, bensì per ammirare la tenuta e il museo di Piana delle Orme.
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