Sono in molti gli anziani di Latina che ricordano i rifugi creati nel sottosuolo per evitare i bombardamenti degli anglo-americani nel 1944. Vennero sistemati in fretta con panche e pochi accorgimenti per prestare subito un riparo sicuro ai cittadini pontini. Il più frequentato e importante per capienza era quello posizionato nell’attuale piazza Santa Maria Goretti, altro presso le case Incis – abitazioni riservate agli impiegati statali – uno all’interno dell’amministrazione provinciale, in via Costa, dove trovavano riparo i più abbienti.
Dalla prima volta dell’entrata nei rifugi, le sirene che costringevano i cittadini a scendere nei rifugi per evitare i bombardamenti da parte degli aerei degli Alleati si fecero sempre più frequenti. Anche quando l’allarme cessava sempre tramite le sirene diveniva sempre più pericoloso uscire dai rifugi, soprattutto la notte: vennero impostate direttive specifiche per assicurare “l’oscuramento”.
Così sotto i rifugi si venne a creare una “seconda Littoria” a 15/20 metri di distanza in verticale dalla strada. Le brande venivano messe ovunque senza regole ed erano necessari controlli e interventi per ripristinare gli spazi e i percorsi indispensabili per le varie vie di fuga. Nel rifugio costruito nella zona Icp – ora quartiere Nicolosi – una minuscola osteria rimase attiva finché il Comune non impedì la vendita di vino. Venne creata anche una sorta di “Emporio”, dove venivano barattati generi di prima necessità tra i cittadini.
I bombardamenti non tardarono a distruggere molte case di Littoria e dintorni. A volte succedeva che la sirena suonava per il cessato allarme e i cittadini uscivano dai rifugi per cercare cibo ed altre cose di importanza primaria. Delle sere per ravvivare gli animi si organizzava anche una zona dove si ballava con musica garantita da musicisti improvvisati.
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