LATINA – La Senatrice Pacifico espulsa dal M5S: «Sono io che abbandono il Movimento, ideali traditi da classe dirigente affaristica». Arriva a stretto giro di posta la replica della Senatrice Pacifico alla decisione dei Probi Viri comunicata sul blog delle Stelle.
«In via preliminare – scrive la Pacifico. -, prima di elencare le ragioni che mi inducono a lasciare il M5S, vorrei ringraziare il fondatore, Gianroberto Casaleggio, che mi ha permesso di stare qui. Andato via troppo presto e purtroppo tradito da una classe dirigente autoreferenziale, inefficiente e affaristica. Un altro ringraziamento per tutti i cittadini che hanno avuto fiducia in me. Dopo innumerevoli farse e penultimatum, in data 15 ottobre 2020, mi veniva notificato un provvedimento disciplinare in cui, tra le varie contestazioni, il collegio dei Probiviri ravvisava la mancata” restituzione” di contributo economico. Inoltre, nel citato provvedimento si elencano mancanze relative a decisioni assunte dall’assemblea degli iscritti. Sarebbe fin troppo semplice confutare le mancate restituzioni con argomentazioni tecniche e giuridiche, che probabilmente sfuggono agli autori del provvedimento. Basterebbe leggere la nota da me inviata in data 16 gennaio 2020, proprio in risposta alla loro richiesta del 10 gennaio 2020. Nella nota di risposta, già sottolineavo che la richiesta di “restituzione” su un conto privato cointestato nominalmente al capo politico ed ai capigruppo di Senato e Camera non poteva essere accolta, semplicemente perché in antitesi con i principi fondativi del movimento ed anche per ragioni giuridiche e contabili. Infatti le quote delle restituzioni, avrebbero dovuto avere esclusivamente funzioni di attività sociali e di supporto degli iscritti. A tutt’oggi non ho visto alcuna documentazione nella quale si evinca quali siano le somme versate e la destinazione delle stesse, nonostante dal 16 gennaio ne abbia fatto richiesta. Per quanto riguarda le accuse di “mancati voti a provvedimenti del governo e voti di fiducia”, sono facilmente riconducibili alla mia volontà di onorare il “contratto politico” stipulato nel 2018 con gli elettori e da me onorato, mentre dai vertici del MoVimento disatteso in cambio di qualche strapuntino di Governo. Forse è il caso di ricordare le rocambolesche alleanze e i relativi cambi di Governo che gettano una luce oscura sul percorso intrapreso da chi guida il MoVimento. Per carità di patria non mi soffermo sulle contraddittorie e stravaganti prese di posizione politiche dei vertici, utili solo alla sopravvivenza governativa di qualche ministro e di certo necessarie per un ricorso psichiatrico. Posizioni che specularmente rafforzano l’entourage di qualche ministro e di qualche personaggio di sottogoverno, ma che gradualmente ci hanno retrocesso da prima forza di Governo, ad appendice, anche imbarazzante, del PD. Del resto, appare difficile spiegare, ad una forza politica asserragliata a difendere qualche posto ministeriale, il necessario esercizio della funzione senza vincolo di mandato, che riemerge, in una formazione politica genuinamente democratica, ogni qualvolta si mettono in discussione i principi base della nostra democrazia. A supporto della mia tesi, concorrono i numeri che raccontano che nel Governo Conte I, fino all’agosto 2019 ci sono stati 28 parlamentari che hanno cambiato gruppo. Dall’agosto 2019, Conte II, i parlamentari che hanno cambiato gruppo politico sono più di cento. E ‘il paradigma della situazione politica attuale, che scontiamo anche sui territori. Le mie richieste di coerenza riconducibili al patto con gli elettori sono state scientificamente derubricate. I miei inviti ad ascoltare le istanze avanzate dai territori, da chi riveste incarichi di Governo, sono state ignorate. Le periferie, che tanto ci avevano aiutato, sono state sostituite dai centri di potere. Parliamo un linguaggio non più compreso dalla nostra base. La supponenza derivata dal “potere” ci ha trasformati come quelli che pensavamo di combattere. Con la differenza che, noi alla supponenza aggiungiamo incapacità specifiche di Governo. Ed ora, si chiede, chi ha tradito i principi del MoVimento? Io con il 20% degli elettori che abbiamo perso in due anni, oppure loro con il 10% abbarbicati per sopravvivenza personale ad un partito, che li sta fagocitando insieme ad un presidente del Consiglio che governa da un anno con i Dpcm? Uno strumento che induce sempre qualcuno a decidere sul nostro futuro, quasi sempre a discapito delle nostre convinzioni. Rivendico il dovere di limitare i cosiddetti decreti o atti d urgenza, invocato in nome di un esaltato diritto alla salute. E se solo fossimo un po’ più accorti, dovremmo ricordare il “Patriot Act” e cosa ne conseguì. Ed ora, sempre per garantire qualche poltrona ministeriale, si sgretolerà l’ultimo vessillo del MoVimento, Il MES. Non posso essere complice di un reiterato tradimento nei confronti del popolo italiano. Il mio percorso politico si divide da un MoVimento a cui avevo creduto. E ricordo a tutti una frase attribuita ad un Presidente Americano: ‘si possono prendere in giro poche persone per molto tempo, tante persone per poco tempo mai tante persone per troppo tempo’».
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