La Penna (Pd): “Dialogo con Lbc? Registro segnali di chiusura. Moscardelli? E’ una figura autorevole

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Salvatore La Penna, Segretario Provinciale Pd e Consigliere Regionale

Salvatore La Penna nasce nel laboratorio politico della rossa Sezze. Insegna lettere e comincia la sua esperienza politica a poco più di vent’anni. Nella sua città assume l’incarico di Vice Segretario comunale dei Ds, poi Segretario comunale del Pd, fino a diventare il numero uno dei dem a livello provinciale. Dopo una entusiasmante e difficile campagna elettorale che vede la disgregazione del Pd, riesce a conquistare un seggio a Via della Pisana, risultando il primo degli eletti nel Pd pontino. Sua è stata anche l’indicazione di Enrica Onorati quale Assessore regionale all’Agricoltura.

Cosa vuol dire cominciare a far politica in una città come Sezze, così importante nella storia politica della sinistra?

Sezze, pur avendo avuto una tradizione fortemente connotata a sinistra ha negli anni, dal secondo dopoguerra in poi, espresso classe dirigente in tutti i partiti.Vorrei ricordare i Segretari di federazione del Pci da Mario Berti e Lelio Grassucci e poi Bernardi, Tasciotti, Titta Giorgi, Sesa Amici. A Sezze la politica è ancora oggi avvertita come impegno quotidiano e si son create le condizioni affinché si creasse un ricambio di classe dirigente. Io stesso ho avuto la fortuna di crescere al fianco di figure autorevoli, di straordinaria importanza.

Lei poi si iscrisse a lettere. Già allora voleva fare l’insegnante?

Mi sono iscritto a lettere perché avevo una passione forte per la letteratura, per quanto io fossi uscito con il massimo dei voti dal liceo scientifico. A diciannove anni, francamente, non pensavo ad una collocazione lavorativa. Subito dopo la laurea ho svolto un dottorato di ricerca a Siena, ho preso poi tutte le abilitazioni per l’insegnamento e dal 2006 sono un docente.

Cosa significa per lei, oggi, guardare negli occhi un adolescente?

In campagna elettorale ho spesso citato il mio lavoro come una delle molle che mi hanno indotto a candidarmi. Nel vedere, sovente, il disorientamento, gli occhi smarriti, la necessità di avere punti di riferimento valoriali negli alunni, ho avuto la volontà di trasmettere loro che oltre le appartenenze politiche, ci sia il tema fortissimo dell’impegno civico. Sentirsi ed essere parti di un tutto, di non essere delle monadi isolate davanti ad un computer. Come a dire loro, guardate che si possono avere idee diverse, ma non si può vivere in solitudine.

Lei guida, ormai da anni, il Pd provinciale. Come sta il partito?

E’ chiaro che le vicende locali non sono mai scindibili dalle vicende nazionali. Dal 4 Marzo noi viviamo una fase molto delicata per il nostro partito. Rivendico, però, fra i risultati di questi anni alla guida del Pd un cambiamento di mentalità: noi siamo passati dall’essere un partito importante ma minoritario nelle logiche politiche provinciali, ad essere il partito di riferimento, il partito che esprime più sindaci, il partito che ha eletto il Presidente della Provincia, nonostante le difficoltà del contesto. In questi anni abbiamo creato le condizioni affinché il Pd fosse molto più incisivo negli equilibri generali.

Lei ha citato il tema delle elezioni provinciali. Lì il suo partito si è diviso, visto che illustri esponenti dem hanno votato Coletta al grido di “mai con Forza Italia”. Come stanno le cose?

Io ho sempre combattuto la personalizzazione della politica perché credo che i processi politici vadano oltre le persone. Noi abbiamo fatto una Direzione Provinciale che partiva dal presupposto che vi fosse un blocco civico composto da Latina, Aprilia, Sabaudia, Bassiano e altri comuni compatto nel dialogare con il Pd anche in vista delle elezioni provinciali. Ben sapendo, però, che un partito come il Pd deve avere l’ambizione, con la sua classe dirigente, di esprimere la figura apicale del governo della provincia. Nel momento in cui quel blocco civico si disgrega, tre sindaci su quattro sostengono Gervasi e Coletta rimane isolato, si passa da uno schema di dialogo Pd- civici ad uno schema politico. C’è stato, poi, un documento firmato da me e dal Consigliere Forte in cui si chiedeva alle altre forze politiche di verificare la volontà di aderire ad un patto istituzionale.

Stiamo parlando diffusamente dell’ente Provincia quando ad oggi rischia di essere un’anatra zoppa. Non sarebbe il caso di ridiscutere la legge Del Rio?

Io credo che bisogna prendere atto dell’esito del referendum istituzionale. La legge del Rio interveniva in una fase transitoria. Oggi le Province sono organi costituzionalmente riconosciuti e credo che abbiano bisogno di risorse. Sono uno dei firmatari, insieme ad altri Segretari provinciali del Pd, di un ordine del giorno che intendeva sbloccare nella legge di stabilità risorse per enti come le Province che si occupano di temi dirimenti come scuola, formazione, ambiente, viabilità.

Qualche giorno fa il Sen. Moscardelli ha fatto un’intervista su “Latina Oggi”. Nicoletta Zuliani ha detto che è solo un militante..

Noi siamo tutti militanti. Dopodiché, Claudio Moscardelli è un autorevole esponente di questo partito e credo abbia tutti i titoli e la libertà per poter esprimere la propria opinione che ha un peso nel nostro dibattito interno per l’autorevolezza che Claudio ha.

Sono passati due anni dalla vittoria di Coletta. Come sta amministrando la città?

Io sono stato fra coloro che, in questi anni, hanno cercato di verificare se vi fossero le condizioni per dialogare con Lbc. Latina aveva un’eredità amministrativa molto complessa, però la città avrebbe bisogno di un grande sforzo per canalizzare tutte le energie verso il buon governo. Se in una prima fase c’è stato il tentativo di un dialogo, abbiamo registrato anche in concomitanza con le elezioni provinciali dei segnali più negativi.

Ad oggi mi sembra ci sia una difficoltà a far partire la macchina amministrativa.

Il Presidente Zingaretti ha partecipato all’iniziativa di Pizzarotti e Coletta, lodando l’esperienza civica di questi sindaci. Mi pare una prospettiva un po’ diversa dalla sua..

Io credo che l’iniziativa di Zingaretti sia coerente con il percorso che lo ha portato ad essere rieletto Presidente della Regione Lazio, cioè un’alleanza di centrosinistra che avesse al proprio interno anche istanze civiche. Non ci trovo nulla di strano.

Zingaretti sembra anche pensare al partito. E’ pronto per il dopo Renzi, secondo lei?

Il gruppo dirigente del Pd è ricco di personalità.. Nessuno può negare che Zingaretti sia uno dei leader più autorevoli che oggi il Pd esprime. Vedremo nei prossimi mesi quali saranno i temi e le tappe della fase congressuale e io sono uno di quelli che spera che questo congresso sia, più che una conta interna, un’occasione per discutere e ragionare dei problemi veri e sul ruolo che un partito riformista come il Pd deve avere in Italia e in Europa.

Il tema cruciale che dovrà affrontare in Regione sarà certamente quello della sanità. Latina vive con difficoltà l’inadeguatezza del Goretti. Lei che iniziative metterà in campo?

Appena eletto Consigliere Regionale insieme con il Direttore Generale della Asl Casati abbiamo presentato il programma di interventi sul Goretti, che è un programma importante sia sul piano finanziario che strutturale che si basa su intervento importante per il pronto soccorso, sulla riqualificazione della palazzina ex 118 e sopratutto sulla costruzione di un’area nuova che possa determinare la decongestione del pronto soccorso. Tutto ciò unito a quelle che sono le conseguenze positive della fine del commissariamento cioè lo sblocco delle assunzioni e quindi la possibilità dell’azienda sanitaria di tornare ad assumere ed investire sulle professionalità. Dopo una prima fase di risanamento, lavoreremo ad una seconda fase di espansione che dia risposte dirette ed immediate ai cittadini.

Si decongestiona il Goretti avendo anche una visione territoriale della sanità. Le altre strutture sanitarie della nostra provincia possono assumere una funzione importante, evitando l’ospedalizzazione forzata.

Dopo essere stato eletto in Consiglio regionale, aver portato un esponente dem alla guida della Provincia le chiedo: quale è il segreto per far bene, in politica?

Per chi come me ha fatto una lunga esperienza di direzione del partito, bisogna mettere in conto vittorie e sconfitte, passi falsi. Per me il segreto degli anni è stato l’impegno, la quotidianità, la militanza, il grande sacrificio e la passione che fa parte di un’indole. Mi sono sempre detto che sia normale che si possa dire di me che ho fatto bene o male, a seconda dei giudizi, ma è bene che nessuno possa dire che non ci sia stato, che ho fatto mancare la mia voce.


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