LATINA – La Passione di Cristo sulle note rock. Domenica 25 marzo ritorna, per il secondo anno consecutivo, al teatro “D’Annunzio” di Latina l’Opera Musical “Mors et Vita”, versione rock della Passione di Cristo proposta dall’Associazione “Cantiere dell’Arte”, due spettacoli per il pubblico, alle ore 16:00 e alle 19:00, mentre lunedì alle ore 10:30 ci sarà un matinée rivolto alle scuole.
Lo spettacolo, oltre ad essere patrocinato dal Comune di Latina, dalla locale Pro Loco e dalla Provincia, ha ottenuto anche quest’anno l’alto Patrocinio della Curia Vescovile della Diocesi di Latina, Terracina, Sezze e Priverno. S.E. il Vescovo Mariano Crociata, ha fatto giungere anche quest’anno i suoi auguri al regista Giuseppe Li Causi: “L’iniziativa mi rallegra e mi sollecita a congratularmi con te e con quanti collaborano alla realizzazione di un’impresa culturale così significativa. Confido che molti di più possano raccogliere l’invito a partecipare ad un evento che può soltanto aiutare a vivere più consapevolmente, con l’apporto dell’arte e della musica, l’evento centrale della nostra fede, la Pasqua di Cristo”
Anche quest’anno un cast di eccezione: Manuela Zanier nel ruolo di Maria, Marco Romano nel ruolo di Gesù, più di 50 attori e ballerini in scena e tanti altri professionisti che si occuperanno di scenografie, effetti speciali, luci e costumi. Le coreografie sono state realizzate da Martina Pinti della Scuola di Danza “Dance Lab” di Latina una delle scuole più rappresentative della nostra provincia.
L’opera nasce dalla collaborazione tra Pietro Titone, autore del soggetto e dei testi e del Maestro Vincenzo Li Causi, autore delle musiche e degli arrangiamenti.
Sul piano musicale, pur essendo inevitabile un confronto con il “Jesus Christ Superstar” di Webber & Rice, si è cercato, fin dal 2004, anno della prima stesura dell’opera, un confronto-scontro-omaggio attraverso la scelta di un genere rock sinfonico che guarda a un Peter Gabriel o ai Beatles così come alla PFM. Negli anni l’opera ha subìto notevoli cambiamenti sul piano drammaturgico e conseguentemente su quello musicale. In alcuni momenti il coro (specie nel prologo-epilogo) così come nel teatro classico ellenico, delinea il pensiero degli autori suggerendo allo spettatore quale direzione estetica si voglia prendere per raccontare meglio la storia. Si è dato spazio anche all’invenzione del personaggio della madre di Giuda in un confronto con quello della Madonna che sfocerà, dopo il suicidio dell’apostolo più saggio, in una pietà laica e drammaticamente umana non necessariamente in antitesi con quello della Madre di Gesù.
Importante la scelta di non raccontare la resurrezione per meglio focalizzare l’umanità del Cristo redentore nella passione e suggerire che, nonostante la Sua venuta, rimangono nel mondo tutte le disumanità nella storia dell’essere umano con le innumerevoli guerre, le morti innocenti, l’edonismo sfrenato e tutto ciò che ci allontana dal pensiero Cristiano.
Protagonista assoluta la musica, la cornice rock esalta il dolore di Cristo, in un crescendo carico di emozioni sempre più forti. Sulla scena il bene e il male, il bianco e il nero, la morte e la vita danzano, scontrandosi e intrecciandosi fino alla fine; la musica e i personaggi diventano un fiume in piena che corre verso il pubblico. Tutto culminerà in una scena finale dal grande impatto emotivo, nella quale sfileranno le immagini di morte e di distruzione di tutti i tempi.
“Questo spettacolo mette in scena il tema della passione e resurrezione di Gesù – dichiara il regista Giuseppe Li Causi – dove la morte e la vita si affrontano in uno straordinario duello, che per certi versi ricorda il nostro vivere quotidiano. Un duello tra violenza e pace, tra ricchezza e povertà, tra egoismo e solidarietà. Una lotta tra realtà e spiritualità che porta sempre ad un cambiamento e verso qualcosa di nuovo. La stessa croce, simbolo della morte di Cristo, ci ricorda la speranza, secondo la tradizione cristiana, della vita eterna in paradiso. “
Quest’anno in scena un’altra grande novità saranno i costumi di scena di Maria e della Morte, che furono indossati dai protagonisti del film “Gesù di Nazareth” di Zeffirelli e concessi da Roberto Ciccateri, presidente dell’Associazione “Passione di Cristo Maenza”, questi costumi sono stati realizzati dallo scomparso Danilo Donati, scenografo e costumista, due volte Oscar con “Romeo e Giulietta” di Zeffirelli nel 1968, e con “Il Casanova” di Fellini nel 1976.
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