LATINA – La Nasa e quel contatto ripreso con Voyager. I fatti: da qualche mese gli ingegneri dell’agenzia spaziale statunitense Nasa avevano perduto i collegamenti con la navicella Voyager, rientrante nel programma scientifico USA per l’esplorazione del sistema solare esterno. Da diversi anni quella navicella era in orbita, in giro per lo spazio, ed il fatto di averne perso le tracce era stato rappresentato come un problema non da poco.
Sul finire di questo 2020, per tanti versi da dimenticare, la bella notizia: il dialogo tra la Nasa e la navicella Voyager è stato ristabilito a novembre. La sonda spaziale alla quale i
responsabili della missione hanno inviato un segnale ha risposto dallo spazio interstellare, oltre il nostro sistema solare.
Per la precisione attualmente
Voyager si trova a più 18,8 miliardi di chilometri dalla Terra dopo che due anni fa circa ha lasciato il Sistema Solare. Lanciata nello spazio nel 1977, Voyager ha da sempre suscitato grande interesse e curiosità anche tra i cittadini normali, non soltanto nell’ambiente scientifico.

Come è stato possibile recuperare il contatto con Voyager?

Gli ingegneri dell’agenzia spaziale statunitense avevano perso il collegamento dallo scorso marzo, a causa di riparazioni e aggiornamenti dell’antenna. Il ripristino del contatto è stato possibile grazie ad un radiotrasmettitore, strumento ampiamente usato in diversi settori ed in modo diverso. Anche in Italia, dove esistono tante realtà attive nel settore, come nel caso di Teko Broadcast, uno dei rivenditori di radiotrasmettitori più noti nel nostro paese.
Sei mesi senza dare segni di vita, è proprio il caso di dirlo: l’antenna non era più operativa per via di un aggiornamento tecnico che
ha riguardato una serie di apparecchiature, tra le quali anche due nuovi trasmettitori radio. Uno di questi, da sempre utilizzato per comunicare con la sonda, non veniva sostituito da oltre 47 anni.

Storia di Voyager

Voyager 2 è stata una delle prime esploratrici del sistema solare esterno: lanciata in orbita nell’agosto del 1977 poco prima della sonda gemella Voyager 1 con l’obiettivo di visitare alcuni pianeti.
Oggi la sonda trasmette dati scientifici dallo spazio al di fuori dell’eliosfera, il cosiddetto scudo celeste all’interno del quale sono racchiusi tutti i pianeti del Sistema Solare. L’aggiornamento tecnico eseguito dalla Nasa, e dal quale finalmente si è avuta una risposta, potrà essere ora utile anche per altre missioni, come ha tenuto a precisare proprio l’agenzia statunitense. Compresa la possibilità di atterraggio sul pianeta rosso, che dovrebbe avvenire nel 2021.


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