Pensavamo che fossero categorie superate. Pensavamo che la dimensione di genere, le quote di rappresentanza fossero ormai concetti obsoleti. Pensavamo che le rivendicazioni per conquistarsi degli spazi, che in maniera naturale dovrebbero essere assegnati a uomini e donne, indistintamente, non servissero più.

E invece? Invece ci dobbiamo ricredere, perchè non è così. Provate a farvi un giro sui social. Provate a leggere alcuni commenti, scritti dopo la lettera aperta in cui Giovanna Miele annunciava di voler ritirare la sua candidatura a sindaco. Provate. Vi renderete subito conto che qui e subito, occorre avviare un percorso culturale, imprescindibile e inderogabile, che metta al centro il rispetto e la considerazione della donna.

Vi sembra che sto esagerando? Vi dimostrerò che non è così.

Andiamo con ordine.

Nel primo pomeriggio tutti i giornali locali hanno pubblicato la lettera aperta della Miele in cui comunicava di non essere più disponibile a correre per il centro destra per la poltrona del primo cittadino.

“I contrasti, le liti, i personalismi e gli egoismi che si sono scatenati attorno alla mia persona, scrive la Miele, non mi appartengono ma fanno parte di quella politica contro cui lotto, quella politica che i cittadini detestano perché troppo distratta dalle reali esigenze delle persone. Per questo ritengo di non poter essere il Candidato Sindaco di un certo Centrodestra sempre più caratterizzato da futili contrasti, invidie e paura del rinnovamento”.

Il rinnovamento a cui si riferisce Giovanna è quello ovviamente di genere. Sarebbe stata la prima volta infatti per una donna candidarsi a diventare sindaco di questa città.

Gli attacchi, è la sua accusa, non le hanno lasciato scampo: “Il bailamme scatenato attorno alla mia persona in alcune esternazioni lette e sentite non mi appartiene, non è nelle mie corde e soprattutto mi porta a profonde riflessioni. Persone che per cinque anni sono state indifferenti a quello che accadeva in comune e nei consigli comunali oggi hanno riscoperto di essere loquaci, risvegliate da un profondo letargo. È stato curioso se non simpatico vedere e leggere di chi si affanna ad arrestare il rinnovamento nel centrodestra per paura di perdere posizioni di rendita. Ma non voglio essere di certo io la persona che divide il centrodestra…”

Le arriva a stretto giro la solidarietà della collega Nicoletta Zuliani, capogruppo del Pd in Comune che scrive:: “Voglio esprimere pubblicamente alla mia collega di consiglio Giovanna Miele tutta la mia solidarietà, stima, e apprezzamento per la scelta che ha fatto. Non è facile per le donne emergere in politica.
Non è facile per le donne costruirsi una posizione autonoma, che non sia all’ombra di qualche politico.
Non è facile per le donne essere considerate valide per accedere nella stanza dei bottoni.
Bisogna dimostrare di essere 10 volte più brave, competenti, tenaci, oneste ma per noi questo non è un problema…”

Mi cominciano ad arrivare messaggi e telefonate di altre donne, impegnate in politica e in altri ambiti. Sono deluse. La speranza era che finalmente venisse sfondato quel tetto di cristallo che ci tiene tutte prigioniere.

Mi raccontano di attacchi e commenti sgradevoli che tentano di far apparire Giovanna come una persona debole. Una persona che rinuncia per niente. Una gne…gne, insomma.

Se così è, e lo è, non pensate anche voi che in questa città manchi davvero una cultura del rispetto, della considerazione e della stima? Non vi sembra che manchi una preparazione e un’accettazione alla crescita?

Io penso proprio di si. E’ arrivato quindi il momento di supplire a queste carenze e di non dare tutto per scontato. Come? Rimboccandoci le maniche. L’unione fa la forza, si dice sempre, no? E allora questa forza va costruita. Vanno fatte valere le nostre ragioni e fatti applicare i nostri diritti. I nostri sacrosanti e inviolabili diritti.


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