La differenza fra destra e sinistra passa per lo “Ius Scholae”: una proposta a Coletta

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LATINA- Destra e sinistra non significano più nulla. In larga misura, ahimè, questa frase un po’ retorica è anche vera.

Non esistono certamente più la destra e la sinistra che l’Italia ha conosciuto negli anni ’60, 70 ed 80. Il 1989, con la caduta del Muro di Berlino e dell’Urss, ha segnato uno spartiacque profondo nella politica occidentale.

Figurarsi uno come me, nato nel 1993: politicamente bastardo, apolide, figlio di nessuno. Nati e cresciuti con l’arma di rincoglionimento di massa chiamata tivvù commerciale in sottofondo, quelli come me non sanno nulla di nulla di dottrine politiche. Pochissimi hanno letto Mario D’Addio, ancor meno disadattati hanno provato a far politica in quegli scatoloni vuoti chiamati partiti.

Dunque, destra e sinistra appaiono come geroglifici di difficile comprensione. Tuttavia, c’è un argomento essenziale per la vita del nostro Paese che segna, questo sì, una differenza vera, reale fra destra e sinistra: lo ius scholae. Vale a dire la legge che darebbe la cittadinanza a quei ragazzi, figli di immigrati, che abbiano completato almeno cinque anni in una scuola italiana.

La legge, che approderà questa sera nell’Aula di Montecitorio, consentirebbe a quasi un milione di ragazzi under 18 (nati in Italia o arrivati entro i 12 anni) la possibilità di vedersi riconosciuto il diritto di esser quel che già sono: cittadini italiani!

La Lega di Matteo Salvini, l’uomo del Papeete e dei rosari al terzo matrimonio, ha già detto che discutendo leggi come lo Ius Scholae “il Governo rischia”. Fratelli d’Italia, naturalmente, ha seguito a ruota il leghista. Nel partito di Berlusconi si avvertono i mal di pancia di tanti: Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo, Renato Brunetta, Renata Polverini e moltissimi altri hanno idee leggermente diverse da Gasparri e dalla cameriera del Cav, al secolo Licia Ronzulli.

In Italia la destra non riesce ad emanciparsi da una certa componente reazionaria, xenofoba, allergica ed intollerante ai diritti. Si condanna, di fatto, ad un auto isolamento dal consesso civile e politico che in Europa è condizione senza la quale non si governa.

Questa legge sacrosanta, che è lo Ius Scholae, va ben oltre la cittadinanza ai figli degli immigrati, perché ci rammenta che la differenza fra destra e sinistra esiste, eccome se esiste.

Approvare lo Ius Scholae è di sinistra. Contrastarlo, per citare Gaber, è da stronzi oltreché di destra.

Ps: Una proposta a Coletta: faccia come il suo collega di Bologna, Matteo Lepore. Porti in Consiglio Comunale una proposta di conferimento della cittadinanza onoraria di Latina ai tanti ragazzi che sono quel che sono: italiani e latinensi!


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