LATINA – Il Presidente della Copagri – Lega Territoriale di Latina Dott. Ermanno Bonaldo, in occasione del Consiglio generale della Confederazione, che si è svolto nei giorni scorsi, tra i vari argomenti all’OdG, ha nuovamente affrontato la questione Fasce Frangivento in Agro Pontino, la cui funzionalità risulta essenziale per la tutela e salvaguardia del territorio.
Bonaldo nella relazione introduttiva ha brevemente illustrato la storia di questa importante opera di pubblica utilità
Le Fasce Frangivento sono un elemento fondamentale per l’equilibrio ambientale dell’Agro Pontino e per l’economia agricola. Un elemento che nel piano originario di bonifica integrale non era stato previsto. Solo ad appoderamento attuato ci si è accorti che nell’Agro Pontino il vento è un nemico delle colture: che la violenza e la frequenza dello scirocco e del maestrale sono micidiali in una pianura totalmente aperta, dal mare alla fascia collinare dei Lepini, con danni ingenti alla produzione agricola e talvolta anche ai manufatti.
In Agro Pontino gli impianti di fasce frangivento seguirono il tessuto che era stato costruito sul territorio: i canali di bonifica, le strade, i confini poderali. Sono state realizzati, così, a cura dell’O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti), tre diversi tipi di frangivento, detti di prima, seconda e terza categoria.
La prima, la più importante, è quella che segue gli argini dei corsi d’acqua principali, a cominciare dal fiume Sisto, il canale Mussolini, il Rio Martino Acque Medie e i canali minori del loro bacino, con una larghezza variabile tra i 30 e i 60 metri e una lunghezza complessiva di 360 chilometri: veri e propri boschi-galleria in prevalenza di eucalipti, acacie, pini e cipressi.
La seconda corre lungo il tracciato delle strade: tre o quattro file di alberi su ogni lato, interrotte in corrispondenza delle corti delle case coloniche, per una lunghezza complessiva di 400 chilometri e sempre formate in prevalenza di eucalipti, pini e cipressi, ma anche, nei terreni più umidi, di pioppi e salici.
Infine, la terza categoria, sui confini poderali: un filare doppio, uno per ogni lato, fatto di pioppi, salici, platani, olmi, gelsi. In totale, a progetto ultimato, oltre tre milioni e mezzo di alberi.
La guerra ha impedito di completare il programma, che era giunto però a buon punto. Poi, alle distruzioni del passaggio del fronte nel 1944, si è aggiunto il progressivo degrado del dopoguerra, alimentato dall’ostilità dei coloni e dalla speculazione edilizia.
Ricordiamo, le fasce frangivento in agro-pontino – considerate opere di pubblica utilità – acquisite al patrimonio della Regione Lazio e la loro gestione affidata prima all’ERSAL, poi ad ARSIAL, al Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino ed infine nuovamente alla Regione Lazio, in passato, venivano sottoposte ad interventi di manutenzione ordinaria e tramite il “Piano Giordano” veniva riconoscimento agli agricoltori un indennizzo per la minore produttività dei terreni confinanti con le alberature. Successivamente a quel periodo sono stati effettuati solo interventi mirati di somma urgenza, tra l’altro in numero notevolmente inferiore rispetto alle segnalazioni di pericolosità effettuate dai cittadini con la politica del “pronto soccorso” estremamente oneroso e con il risultato di non risolvere la pericolosità delle fasce frangivento e il ripristino della loro funzionalità.
La Copagri – Lega Territoriale di Latina, constatato essere indispensabile ripristinare il sistema fasce frangivento in Agro Pontino, sia come importante aiuto allo sviluppo dell’economia agricola, sia come memoria storica, sia come elemento di equilibrio climatico, anche per prevenire e contenere le tempeste di vento che sempre più spesso si scatenano dal mare sull’Agro Pontino, surriscaldato dalla crescente mancanza di alberi, considerata l’attuale carente manutenzione delle fasce frangivento e più in generale della loro inadeguata gestione, di fatto inesistente servizio di vigilanza, suggerisce il ripristino del “Nucleo Fasce Frangivento” esperienza positiva nelle precedenti gestioni prima di ERSAL e poi di ARSIAL.
Questi i compiti, indicati nella relazione di Bonaldo, che dovrebbe avere il Nucleo: Pianificare le ceduazioni periodiche (prevedere, come in passato dal “Piano Giordano” un indennizzo ai frontisti per la minor produzione determinata dalla presenza delle alberature); ripristino della funzionalità delle fasce frangivento (messa a dimora di nuove piante, sostituzione di quelle in precario stato vegetativo), potatura razionale, periodica e pianificata; gestione del patrimonio fasce frangivento relativamente ad autorizzazioni, vendite, servitù di passaggio, ecc.; servizio di vigilanza a tutela del patrimonio (danni e abusi perpretati a danno delle fasce frangivento, occupazioni abusive, ecc. che ricordiamo sono sottoposte a vincolo forestale ed idrogeologico); servizio antincendio – protezione civile, pubblica incolumità.
Ha concluso Bonaldo “Il ripristino del “Nucleo Fasce Frangivento” significherebbe reale tutela e salvaguardia del territorio; sviluppo per l’economia agricola; trasformare le fasce da solo costo a risorsa ed investimento; nuove risorse finanziarie provenienti anche da altri soggetti (Aiuti comunitari, Ministero Agricoltura ed Ambiente, Assessorato Agricoltura, Protezione civile nazionale e territoriale, ecc); nuova occupazione”.
SLOGAN
Passare da interventi manutentori del così detto “Pronto soccorso” ad interventi pianificati – prevenzione –
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