BASSIANO – La Civica Raccolta del Libro d’Artista di Bassiano – intitolata all’artista romana Valeria Gramiccia (Roma 1943-2018) – nasce grazie alla donazione di artiste, artisti e collezionisti, che al termine delle rassegne Il silenzio dell’inchiostro (2018 e 2019), curate da Vincenzo Scozzarella e Antonio Fontana, hanno voluto contribuire alla istituzione di una collezione permanente dedicata al Libro d’Artista contemporaneo.

Le opere, attualmente una trentina, sono ospitate nel Museo delle Scritture di Bassiano, dedicato al grande tipografo e umanista Aldo Manuzio, al cui interno è la suggestiva Sala dei Graffiti e Disegni. Si tratta di un luogo ricco di storia e tradizione, dove i moderni Libri d’Artista danno vita a un dialogo tutto nuovo, sia con gli antichi volumi conservati nel Museo, sia con la possente e suggestiva architettura di Palazzo Caetani, in qualche modo trasfigurandola.

Il Libro d’Artista, i cui esordi si fanno risalire ai primi decenni del Novecento, è oggi una realtà spesso non semplice da definire, perché esula da categorie precostituite e rigidi canoni estetici.  Non è più una creazione d’arte tradizionale, realizzata esclusivamente sotto forma di libro e pubblicata come edizione numerata a tiratura limitata. Oltre ai tradizionali materiali come la carta, l’artista può utilizzare il legno, il ferro, il vetro, la cera, le foglie, il marmo, che coniuga con tecniche quali la pittura, l’incisione, la scultura, l’installazione, l’assemblage, per dar vita a creazioni che non decorano o descrivono alcun testo. Il Libro è così una vera e propria opera d’arte, concepita non come alternativa al tradizionale dipinto o scultura, ma come creazione originale e unica. È opera di lettura visiva, un preziosissimo oggetto, spesso ricercato dai più smaliziati e raffinati collezionisti d’arte contemporanea.

Il Libro d’Artista, come ogni opera d’arte, riflette i muramenti della società e della storia ed esprime le costanti trasformazioni del linguaggio e del pensiero. Nella sua apparente assenza della parola scritta invita a sondare l’inscindibile legame tra verbo e immagine. L’uno complementare dell’altra. L’una essenziale all’altro. Perché non esiste immagine senza parola e non può esistere parola senza immagine.

 


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