La 66^ edizione del Premio David di Donatello si terrà martedì 11 maggio

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Molti sono i film candidati a questo ambito premio cinematografico, tutto italiano. Tra essi ne ho scelto alcuni di cui, a suo tempo, ho scritto le relative recensioni che riporto di seguito avendone estratto parti significative.

Tra le varie candidature  c’è il magnifico film Volevo nascondermi di Giorgio Diritti con un nutrito numero di proposte: Miglior film, Migliore regia, Migliore produttore, Migliore attore protagonista Elio Germano, Migliore sceneggiatura originale, Migliore scenografia, Migliore colonna sonora, Migliore canzone, Migliore fotografia, Migliore trucco, Migliori costumi, Migliori acconciature, Migliore montaggio, Migliore suono, Migliori effetti visivi. Dal link https://www.news-24.it/volevo-nascondermi-descrive-con-sottile-acume-la-vita-sofferta-di-un-grande-artista-ligabue/ , un estratto della mia recensione: «Giorgio Diritti delinea con la sua originale maestria di regista i tratti più significativi della vita del grande pittore naïf  Antonio Ligabue, detto Toni, mettendone a nudo le sofferenze della vita e il triste isolamento, e a farne percepire le angosce attraverso un linguaggio mimico significativo, deciso e senza sbavature. Lo fa con il suo originale linguaggio cinematografico che rasenta quello documentaristico, per mezzo del quale riesce a descrivere le emozioni e i sentimenti del protagonista emozionandosi ed emozionando lo spettatore, passo dopo passo, senza soluzione di continuità. Giorgio Diritti descrive con oculatezza di ordine morale e con efficacia di ordine realista soprattutto il mondo interiore di Ligabue, fatto di sincera e profonda umanità, di quell’umanità che l’ha tradito sin dalla tenera infanzia perché povero, deriso perché diverso, umiliato perché privo dell’affetto della madre, che l’aveva affidato per necessità ad una famiglia svizzera borghese. E fa emergere sapientemente dalla bruttezza fisica e dalla forza esteriore tutta la grande bellezza interiore che Toni riesce ad esprimere, né con il suo linguaggio incomprensibile perché non sa esprimersi, né con i suoi modi non canonici perché non sa comportarsi, ma con i suoi magnifici quadri da cui emerge la potenza interiore che possiede e da cui traspare la rabbia che ha incamerato durante la sua triste infanzia e la sua sofferta adolescenza in Svizzera. … Toni, stanco e impaurito della realtà che gli si presenta, per sopportare la solitudine incomincia a dipingere e attraverso la pittura sprofonda nella sua interiorità, … Dall’intensità dei colori forti, dal contrasto di questi, dalla rappresentazione di animali esotici feroci, come leoni, tigri, gorilla, di cui spesso rappresenta gli artigli, emerge tutta la sua rabbia per essere stato maltrattato e deriso a causa della sua “diversità”. Al tempo stesso, dalla rappresentazione di quegli animali affiora tutta la sua impulsiva emotività, la sua grande indulgenza e la sua grande generosità che esplicita ampiamente e disinteressatamente. Da persona rifiutata e respinta diventa persona accettata e amata che si integra in una società che lo apprezza e lo predilige, in una società che come il vento fa il suo giro – parafrasando il titolo del film d’esordio (2005) del regista.»

Segue con 14 candidature il film “Hammamet” di Gianni Amelio: Miglior film, Migliore regia, Migliore attore protagonista Pierfrancesco Favino, Migliore attore non protagonista Giuseppe Cederna, Migliore attrice non protagonista Claudia Gerini,  Migliore scenografia, Migliore colonna sonora, Migliore fotografia, Migliore trucco, Migliori costumi, Migliori acconciature, Migliore montaggio, Migliore suono, Migliori effetti visivi. Ecco un estratto della mia recensione dal link https://www.news-24.it/hammamet-descrive-negli-ultimi-mesi-di-vita-il-dramma-del-leader-politico-italiano-piu-discusso/ : « … E Gianni Amelio … ha cercato di scandagliare nei meandri personali e intimi del leader politico, nel ventesimo anniversario della sua morte avvenuta il 19 gennaio 2000, facendone emergere i pregi e difetti, attraverso cui portare lo spettatore a valutarne attentamente, in un senso e nel suo opposto, la personalità tanto discussa e da più parti deprecata. … Senza fare moralismo e senza manifestare posizione di parte, Amelio dirige con oculatezza e perspicacia un film seducente, coinvolgente, che non lascia distrazioni, senza sbavature, in cui cerca di amalgamare realtà e fantasia superando non solo il pregiudizio e i luoghi comuni sul personaggio, ma anche cercando la chiarezza e la sincerità del comportamento di un uomo combattuto interiormente, dopo essere precipitato dalle stelle alle stalle. E ne fa emergere il profondo dramma attraverso una trama più serrata del dramma della vita reale, che si svolge in un tempo più breve del tempo reale ma raggiungendo risultati efficaci. … Hammamet è un capolavoro di saggezza e di equilibrio che denota l’acutezza di un grande regista, Gianni Amelio, che ne ha scritto la sceneggiatura assieme ad Alberto Taraglio, e che continua a farci provare forti emozioni e a riflettere più profondamente sulla vita di un personaggio, soprattutto se è un personaggio famoso. Partecipano al coro del film altri grandi attori, tra cui Renato Carpentieri nelle vesti del politico che va a fargli visita, Omero Antonutti nelle vesti del padre, Giuseppe Cederna nelle vesti di Vincenzo Balzamo e Claudia Gerini nelle vesti dell’amante

Con 10 candidature segue il film Miss Marx di Susanna Nicchiarelli: Miglior film, Migliore regia, Migliore produttore, Migliore scenografia, Migliore fotografia, Migliore trucco, Migliori costumi, Migliori acconciature, Migliore suono, Migliori effetti visivi. Da questo link https://www.news-24.it/miss-marx-la-descrizione-di-una-donna-libera-che-diventa-schiava-di-se-stessa/, un estratto della mia recensione: « … Il film ha inizio con la sepoltura di Karl Marx deceduto a Londra il 14 marzo 1883. Durante quel triste evento Tussy declama le vicissitudini del padre caratterizzate da un’esistenza sregolata e vocazionalmente ribelle di cui lei ha abbracciato il cammino di pensiero diventandone completamente complice: È contrario alla legge naturale che un minuto numero di uomini abbonda nel superfluo mentre la maggior parte è priva del necessario. Il suo rifiuto di credere nell’aldilà (Se quello che dicono fosse vero …  Allora mio padre starebbe bruciando all’inferno adesso) la induce a fare della sua vita un’opera d’arte in quanto la vita è straordinaria e unica. La sua passione, la sua grande voglia di lottare coincidente con la sua idea di felicità, il suo essere femminista, il suo amore, tutto ciò tuttavia viene profondamente stravolto dal momento che conosce lo scrittore socialista Edward Aveling (Patrick Kennedy), un uomo sposato ma separato, privo del senso del denaro. Con lui Tussy decide di andare a convivere ritenendo il suo amore un legame valido a tutti gli effetti. Ma questo amore richiama quel che scrisse lo scrittore Henrik Ibsen in Casa di bambola: Ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un’altra completamente differente in una donna. L’una non può comprendere l’altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo. Tussy entra gradualmente in conflitto con se stessa. … La verve rock della regista Susanna Nicchiarelli riesce con dolcezza e armonia ad esprimere delicatamente l’anima rock di Tussy, di cui condivide ogni manifestazione: dallo sguardo delizioso e incantevole ai modi gentili e garbati, sempre contenuti nel suo essere donna e lo fa in modo originale e inconsueto anche attraverso le musiche del gruppo musicale rock Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo.»

Un altro film è il film tutto siciliano Le sorelle Macaluso di Emma Dante con sei candidature, tra cui quella per il Miglior film e quella per la Migliore regia. Dal link https://www.news-24.it/le-sorelle-macaluso-una-descrizione-attraverso-un-linguaggio-sui-generis-della-sicilia-e-della-sua-immutabilita/, un estratto della mia recensione: « Un linguaggio sui generis e metaforico è quello della regista Emma Dante in questo film Le sorelle Macaluso, tutto al femminile, che esprime nelle diverse scene la sicilianità, quella vera, quella rampante, quella sincera, quella che erutta umanità ad ampio spettro, quella che si è consolidata nel tempo rimanendo indelebile, quella che anche se si vuole modificare lascia delle tracce che non scompaiono come i segni sulle pareti dei quadri che vengono tolti. Un linguaggio in ampia libertà dove le immagini, i volti, i colori, gli odori, i sapori, le cose prendono il posto di quello verbale in modo naturale e spontaneo, che è abbastanza contenuto ma altamente espressivo: più che le parole sono i corpi, i volti, le azioni a fiatare, ad esprimersi con un lessico universale che è quello gestuale, che non ha bisogno di traduttori perché è ancestrale, primitivo, umano, e, quindi, comprensibile a tutti. Un linguaggio che, essendo altamente intenso, coinvolge lo spettatore, lo stimola, lo emoziona, lo fa riflettere, lasciandolo in continua attesa. Un linguaggio basato sul non detto, sull’intuito, sull’espressione del viso, sulle abitudini, sui sentimenti reconditi, dunque. Un linguaggio che esprime la lotta inconscia perché si conservi una società immutabile e refrattaria a qualunque variazione, dove la famiglia toglie all’individuo quella libertà che, al contrario, è manifestata in modo chiaro dagli stormi di colombi che si librano senza vincoli nell’aria. Quanta sicilianità c’è in tutto questo! Quella sicilianità che lo scrittore Leonardo Sciascia definiva: La sostanza di quella nozione della Sicilia che è insieme luogo comune, idea corrente, e motivo di univoca e profonda ispirazione nella letteratura e nell’arte. Quella sicilianità che lo scrittore Gesualdo Bufalino indicava come una irripetibile ambiguità psicologica e morale, o come una mescolanza di lutto e luce, in una terra che il poeta latino Lucrezio, nel De rerum natura, definiva opulenta d’invidiati beni e ricca di nobili spiriti. Le sorelle Macaluso è un film che esprime metaforicamente lo status quo della Sicilia, da cui deriva anche quello dell’Italia, che pur adeguandosi in senso tecnologico all’evolversi del tempo si ripiega su se stessa rimanendo vincolata … ».

Francesco Giuliano


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Francesco Giuliano
Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).