Un capo d’opera,capolavoro “assoluto” cioè sciolto dalla folta schiera dei capolavori del cinema.Un’opera d’arte oserei dire geniale:sceneggiatura,ambientazione,fotografia,scenografia: il film è molto teatrale, tragicamente attuale, potente e complesso come la tragedia greca. Il regista (Philip) scava nelle viscere contorte della società attuale invase da metastasi letali, brutalizzata dalla violenza,indecenza,bestemmia: la Ybris dei greci,quella che Erodoto chiama “sfrenatezza” propria degli animali.La matrice moderna del film è il Batman di Bob Kane,quella atavica(per il terrore) potrebbe essere “Baccanti” (Euripide) per la figura di Dioniso,dio bizzarro e trasformista,a suo modo attore cioè “ipocrita”(ypoktités=attore),dolce e violento,umano e disumano.Come lui il Joker del film “E’ dolce quando,sul monte,si stacca dal tiaso correndo / e crolla a terra,/avvolto nella sacra pelle del cerbiatto,mentre è a caccia/ del sangue del capro sgozzato della gioia di una carne cruda,/…lui,Bromio [da verbo greco=fremere] ,signore del canto…E questo dio è un profeta; nel furore bacchico/ e nella follia c’è una grande forza profetica….” Dioniso è detto anche “ditirambo” in quanto uscito (partorito) da due porte: il ventre di Semele,la coscia di Zeus; Arthur (Joker) scoprirà di essere un figlio adottivo, anche lui “uscito” da due madri etc. La sua non è una follia omicida bensì e per così dire riparatrice.”Ma io ho impugnato la sferza della follia,ho spinto queste donne[Baccanti]/ fuori delle loro case in preda alla pazzia ora abitano una/montagna…/per questo ho mutato il mio aspetto in quello di un mortale,/per questo mi sono trasformato, mi sono fatto uomo”. Joker si trasforma per riscattarsi dall’uomo negato quale la società vuole che sia. Immancabilmente, nel film aleggia un’altra celebre tragedia,”Edipo re” di Sofocle (rapporto con la madre,assenza del padre etc.) ma quella di Euripide mi sembra più consona.Una tragedia enigmatica e disorientante in cui il terribile sconfina nel grottesco, dove viene rappresentata spietatamente la fragilità dell’uomo disarmato o reso impotente dal Fato. Il superbo Joakin Phoenix sarebbe un Dioniso perfetto sulla scena come lo è nel film,un “ablativo assoluto”. Semplificando: sciolto cioè fuori dal coro delle pur grandi interpretazioni, grande attore tragico come pochi ce ne sono.Nella sua sofferta violenza è straordinariamente commovente fino a essere assolto. Amaro,crudele e beffardo il messaggio della moderna tragedia in cui il deus ex machina (il regista) nega agli spettatori la catarsi finale. No, alla fine del dramma, si esce dalla sala portandosi addosso un macigno.Frastornati dal gioco delle fantasmagorie cruente o raccapriccianti in cui l’illusorio,l’assurdo si fanno realtà. Anche noi come il Padre dei Sei personaggi (Pirandello) alla fine della commedia,smarriti e increduli,ci diciamo: “Realtà? Finzione?”.
La politica, i politici,la televisione, la chiacchiera mediadica o virtuale etc. (agghiacciante la scena finale, il talk show condotto da De Niro, una metafora sconcertante di penosa attualità). (gmaul)


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