January è il miglior film della Festa del Cinema di Roma. Registi in tempo di guerra

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ROMA- È attualissimo il film che ha trionfato alla 17° edizione della Festa del Cinema di Roma, January di Viesturs Kairiss, premiato anche per la miglior regia. Il 13 Gennaio del 1991 a Riga, in Lettonia vengono costruite barricate per difendere l’indipendenza dei Paesi baltici da poco conquistata di fronte alla minaccia di un’occupazione sovietica. In chiusura del film vediamo il protagonista Jazis, alter ego del regista, nel mezzo delle barricate, mentre filma da vicino quei momenti di trambusto e allerta. Nel suo ritratto audiovisivo di una piccola comunità disarmata ma pronta a dare la vita per il proprio paese, il giovane porta a compimento il suo percorso di ricerca artistica. Seguono materiali di archivio, lo schermo nero e prima dei titoli di coda la dedica a tutti i registi che hanno documentato episodi di violenta oppressione, mettendo a rischio le loro vite. Il film non racconta lo scontro, i morti. La guerra resta marginale perché al centro c’è l’amore per il cinema inseguito dal giovane protagonista e dal suo gruppo di amici, matricole in un’accademia d’arte, sempre con la cinepresa in spalla, mossi dal desiderio di emergere, inseguendo i modelli di Bergman, Kubrick, Jarmusch, i cui film vengono scambiati di contrabbando, come beni di prima necessità. La regia utilizza più espedienti in linea con i diversi punti di vista. Da una parte c’è la linea narrativa principale, che segue Jazis, il rapporto con i genitori dalle diverse idee politiche, la storia d’amore con Anna e il suo imminente arruolamento nella leva sovietica. Il formato dell’inquadratura è ristretto, molto vicino ai corpi e ai volti, sullo sfondo la ricostruzione d’epoca è efficace, in sintonia con una fotografia che crea un equilibrio sognante tra le luci fredde dell’inverno e il calore degli interni, complice della vitalità giovanile. In parallelo viene sviluppato il percorso artistico di Jazis che lo porterà a crescere come filmmaker, si susseguono così soggettive increspate della pellicola della sua cinepresa. Dalla prima sequenza del film in cui riprende da lontano la polizia sovietica che irrompe nella sala stampa a Riga il 2 Gennaio 1991, fino all’ultima nelle barricate in cui il suo sguardo è maturo per avvicinarsi all’azione, non più solo spettatore, ma parte attiva della Storia. Nel mezzo sperimenta diversi linguaggi, ammaliato dal cinema di Tarkovskij, riprende sconfinati paesaggi innevati, trionfi di contemplazione estetica in cui manca del tutto l’azione. Solo il confronto con Anna, con la sua idea di cinema dinamico e ricco di stimoli e con un regista affermato, lo porterà a trovare il suo posto nel mondo dell’audiovisivo. Un ultimo linguaggio espressivo integrato nella regia, è quello dei materiali d’archivio girati da quei registi a cui il film è dedicato. Non a caso è proprio con l’inquadratura di un reportage in tv che si apre il film. January è un inno al cinema, alla sua libertà e agli artisti che lottano per difenderla.

Eleonora Ceccarelli


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