ROMA – Intelligenza artificiale tra Etica, Diritto e Occupazione. È questo il titolo della tesi di laurea magistrale discussa dal segretario generale della Cisl di Latina Roberto Cecere nella Facoltà di Filosofia di Roma Tre, nella quale quest’ultimo si è soffermato sull’IA dal punto di vista giuridico, con particolare attenzione al tema della disoccupazione e alle conseguenze etico-giuridiche sulla vita delle persone, in particolar modo nel mondo del lavoro.
Per quanto riguarda l’aspetto giuridico, Cecere è partito dal caso della partita a scacchi tra un campione del mondo e un computer, ponendosi la domanda: «È stata l’intelligenza artificiale a decidere la strategia da seguire, o ha semplicemente eseguito gli input che gli sono stati trasmessi dai programmatori? È indubbio che l’IA si avvii oggi verso confini non prevedibili e, al di là delle scelte etiche e morale di coloro che la programmano, esiste una zona grigia dove quest’ultima elabora, e rispetto alla quale non siamo certi di quello che sarà il risultato. In questo senso, dalla comunità europea sono già arrivate direttive specifiche, come ad esempio rispetto al trattamento dei dati sensibili».
Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo, invece, Cecere ha sottolineato come l’intelligenza artificiale comporterà «una massiccia rivoluzione del mondo del lavoro, rispetto al quale verranno modificati usi, costumi e orari delle persone. In questo senso, risulta fondamentale guidare questo processo, dato che nel futuro ci saranno circa 90 milioni di esuberi (di cui un milione solamente in Italia), ma si creeranno anche 85 milioni di nuovi posti di lavoro. Come far incontrare domanda e offerta? C’è bisogno di una rappresentanza dei lavoratori che sia all’altezza della situazione. Per gestire tematiche e politiche non si potrà avere un sindacato belligerante, bensì servirà un modello partecipativo. Basti pensare che in Parlamento c’è una legge giacente proposta dalla Cisl per concedere ai lavoratori maggiore rappresentatività, con un ruolo da protagonisti nei processi organizzativi. Questo sta già avvenendo nel nord Europa e il Vecchio Continente, che risulta attardato, non può rimanere a guardare. È necessario che la classe dirigente, le parti sociali e la politica siano all’altezza della situazione, anche viste le conseguenze dal punto di vista ambientale. Tuttavia, se sapremo organizzare bene il lavoro, tutto ciò porterà sicuramente dei benefici».
Chiosa finale sul tema legato alla democrazia. «Oggi il digitale rappresenta il quarto potere – ha sottolineato Cecere -. Non possiamo lasciarlo libero, bensì dobbiamo inserirlo nell’ordinamento giuridico. C’è bisogno sia di normative interne ai Paesi, sia di un coordinamento normativo, se non addirittura di convenzioni internazionali, con una specifica legislazione a riguardo».
Conclusa la discussione, il segretario generale ha voluto dedicare la tesi di laurea a suo padre, scomparso nei giorni scorsi.
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