Dai libri s’imparano più cose che dall’ascolto. Nel silenzio e nella quiete meditativa della lettura si può riflettere più intensamente, si può meditare, si può soppesare. Si ricorra dunque ai libri, e soprattutto a quelli buoni. (Erasmo da Rotterdam)
Nella mia vita Il soffio del vento ha arrecato «aria fresca» e slancio “esistenziale” durante i momenti in cui ho aperto un libro per apprendere, conoscere, ricercare, studiare e riflettere. Leggere è stato sempre per me un piacere affascinante, prezioso perché ha suscitato curiosità, gioia, entusiasmo e alimentato pensieri e sogni, fantasie e speranze.
Leggere libri di avventura e di storia, di poesia e di arte, di scienza e di filosofia, non significa soltanto operare la decodifica di un sistema di segni, perché la lettura è una delle attività che più contribuisce alla soddisfazione interiore, perché porta a condividere e scoprire idee, valori, passioni, sensazioni, emozioni, alimenta l’immaginazione e favorisce la conoscenza e la comprensione della realtà che ci circonda.
Leggere con attenzione apre il vasto mondo della conoscenza, della cultura e della tradizione, predispone la mente e il cuore ad avere una visione del mondo, delle cose e perfino di se stessi, a condividere la vita degli altri, a capire le infinite storie che ruotano nell’ampio universo dell’umanità, con il racconto delle avventure, sofferenze, gioie e passioni di tanti uomini e donne.
La lettura di un buon libro offre a se stessi e agli altri la possibilità di riflettere, di fermarsi ad ascoltare parole che in qualche modo fanno bene, sono utili per la crescita culturale, sociale e spirituale di ognuno.
Leggere un libro significa andare in profondità perché la lettura è esigente, richiede tempo, attenzione e riflessione. Alcuni studiosi e scienziati hanno confermato che leggere riduce lo stress, sviluppa le capacità analitiche, migliora la concentrazione, amplia il vocabolario e la capacità di scrivere e rende più felici. Ha scritto Pier Paolo Pasolini: «Leggere è la cosa più bella che si possa fare in gioventù; piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di quell’esperienza che è la cultura».
Ha, inoltre, affermato in più occasioni il semiologo e scrittore Umberto Eco: «Chi non legge, a settanta anni avrà vissuto una sola vita: la propria… Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro».
Il soffio del vento, rispetto a queste considerazioni sulla importanza e necessità di leggere, mi ricorda che durante l’infanzia non ho avuto la possibilità e la gioia di avvicinarmi alla lettura sia per le modeste condizioni socio-economiche e culturali della mia famiglia sia per motivi bellici.
Pochi erano i libri a disposizione, per leggere, studiare, consultare. Per questo, da cittadino impegnato nell’attività amministrativa del paese natio, mi sono molto impegnato per l’istituzione di una biblioteca pubblica. Soltanto all’età di otto anni, dopo la guerra, ho avuto tra le mani il libro di lettura della scuola elementare Ore liete, da cui ho avuto l’opportuna di leggere con piacere gli indimenticabili racconti dei fratelli Grimm, I quattro suonatori di Brema, e di Oscar Wilde, Il gigante egoista. Per queste indelebili narrazioni ho provato per la prima volta la gioia di sorridere e la tristezza di piangere per la commozione.
Non ho avuto la fortuna di avere genitori che mi potessero leggere fiabe, favole e storie, farmi ascoltare racconti che potevano accendere la mia fantasia e soddisfare la mia insaziabile curiosità. La lettura, almeno nei primi anni della mia vita, non è stata una seducente magia, capace di creare universi immaginari.
La lettura del primo libro nella sua interezza è avvenuta nell’adolescenziale. Da quel momento in poi, nutrendomi delle avventure raccontate da Alexandre Dumas padre, ho letto di seguito I tre moschettieri, Vent’anni, dopo, Il conte di Montecristo e a seguire altri classici della letteratura.
Sono diventato nel frattempo un lettore “forte” che, come ho scritto nell’introduzione del libro Leggere per vivere. L’umile arte della recensione «Leggere libri è stata una importante esperienza di vita per il mio sviluppo intellettuale e culturale perché ho desiderato ardentemente essere e diventare una persona libera, aperta, priva di pregiudizi.
I libri sono stati determinanti per la mia formazione umana e culturale di studente, di insegnante, di cittadino, di intellettuale e di uomo libero […] Leggere ha significato per me avere la possibilità di soddisfare la brama di conoscere e la passione di sapere, di assecondare il mio spirito di esplorazione e di ricerca e di appagare l’insaziabile fame e sete di conoscere e vivere nuove esperienze».
Nella Presentazione di questo stesso libro l’amico scrittore e sociologo Vittorio Cotesta ha scritto: «Leggere fa bene alla vita. Leggere bene migliora la qualità della vita, Leggere apre diverse prospettive sul mondo. Talvolta, porta a mondi diversi dal nostro».
Il soffio del vento, unitamente all’amore della lettura e dei libri, mi ha portato in diverse circostanze ad organizzare mostre di libri, a promuovere gruppi di lettura, a predisporre incontri di presentazione di libri inerenti la realtà territoriale, a frequentare importanti biblioteche come la Marciana di Venezia, la Medicea Laurenziana di Firenze, la Nazionale Centrale di Firenze e di Roma, la Biblioteca Apostolica Vaticana, ed essere assiduo frequentatore, per diversi lustri, del Salone internazionale del libro di Torino, della fiera del Libro per ragazzi di Bologna e quella di Roma Più libri più liberi.
L’amore per la lettura mi ha, infine, indotto ad avere (per ora) una biblioteca personale di oltre seimila libri considerati “amici” con i quali dialogare, confrontarmi e trascorrere insieme «Ore liete».
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