Se non sai che fare delle tue mani, trasformale in carezze. Jacques Salomé
In questo particolare periodo pandemico, caratterizzato dalla paura del contagio, dall’insicurezza di avere normali relazioni interpersonali, dalla limitazione dei rapporti sociali, dalla ristrettezza dei contatti e degli scambi tra coetanei (amici di scuola, compagni di giochi) e tra generazioni (giovani e anziani), si avverte la mancanza e la difficoltà di avere abbracci, baci, carezze, pacche sulle spalle e strette di mano come manifestazioni e atti di affetto e premura, di cura e calde attenzioni.
Non è possibile dimenticare le tragiche situazioni in cui si sono trovate migliaia e migliaia di persone decedute a causa del Coravinus in piena solitudine, senza aver il conforto di parenti vicini, senza ricevere carezze di sollievo e abbracci di sostegno.
La carezza di una persona cara è un gesto affettuoso compiuto toccando, sfiorando lievemente la guancia con la mano; è una dimostrazione di affetto verso una persona che si ama, fatta con atteggiamenti amorevoli e con parole di comprensione e condivisione. Accarezzare dolcemente con la mano il volto di una persona amata, accompagnare qualcuno con lo sguardo e guardarlo amorevolmente sono riti della vita interpersonale e comunitaria che assumono notevole rilievo e importanza per l’equilibrio psico-fisico di ogni individuo e della collettività di appartenenza
L’universo delle carezze, che si manifesta anche nel mondo animale (soprattutto cani e gatti), ha un suo particolare linguaggio contrassegnato da un lessico, da una grammatica e una sintassi. Le tenere carezze tra madre e figlio, tra nonni e nipoti, tra fidanzati e amici sono accolte in maniera festosa perché sono sempre espressione di dolcezza e attenzione, di atti di amore, amicizia e benevolenza.
La carezza è un linguaggio fondamentale dell’affettività umana. Ha affermato lo scrittore statunitense Nathaniel Hawthorne «le carezze, le espressioni di amore, sono necessarie alla vita affettiva come le foglie alla vita di un albero. Se sono interamente trattenute, l’amore morirà alle radici».
Ricevere carezze da parte non solo dei genitori ma anche di altri adulti (fratelli, zii, cugini, nonni, amici) è per un bambino molto importante perché gli consente di sentirsi amato, compreso, stimato e tutto ciò gli dà sicurezza e contribuisce a sviluppare la sua necessaria autostima. Non si dimenticano facilmente le coccole materne, le manifestazioni di affetto, di stima e di incoraggiamento dei genitori e degli altri componenti della famiglia, ricevute durante il periodo dell’infanzia.
La poetessa Alda Merini ha scritto questi meravigliosi versi: «E bastava una inutile carezza/a capovolgere il mondo», ma occorre ricordare anche le parole dello scrittore e filosofo Guido Ceronetti: «La carezza viene come il vento; apre un’imposta, ma non entra se la finestra è chiusa».
Le carezze, rivolte con parole dolci, con azioni pronte ed efficaci, con cenni e sguardi vivi, alla persona in difficoltà, ad un amico sofferente in un momento di solitudine e/o di dolore sono salutari, rinfrescanti e piacevoli, aiutano a superare i momenti aspri e complicati della vita.
Il filosofo francese Jean-Paul Sartre ha scritto: «La carezza non è un semplice contatto, perché allora verrebbe meno al suo significato. Carezzando l’altro, io faccio nascere la sua carne con la mia carezza, sotto le mie dita. La carezza fa parte di quei riti che “incarnano” l’altro, fa nascere l’altro come carne per me e per lui».
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