Essere socialisti vuol dire credere che il grado di civiltà di un paese va misurato osservando quale trattamento riserva ai suoi concittadini più deboli. (Sigmund Bauman)
Il soffio del vento ha accompagnato per lunghi anni la mia formazione politica, iniziata negli anni Sessanta, durante il servizio militare, nel periodo dell’esaltante soggiorno a Firenze, nella Fortezza da Basso, allora sede della caserma militare. Il tempo di incubazione, che ha portato alla scelta e all’adesione del Partito Socialista è durato diversi lustri.
Il fortunato incontro con i commilitoni, Franco Montanaro e Piero Capuzzimati, è stato propizio e utile. Con questi carissimi amici “politici” seguivo le sedute del Consiglio comunale di Firenze, città amministrata da Giorgio La Pira, leggevo e commentavo La voce repubblicana, l’Unità e l’Avanti (i tre giornali, organi ufficiali dei Partiti Repubblicano, Comunista e Socialista, ai quali in futuro avremmo aderito; partecipavo agli incontri politici e culturali sulla pace, sull’antimilitarismo, sul tramonto delle ideologie, sulla difesa dei valori etici e dei diritti umani.
La mia cultura e la mia grande passione politica si nutrivano, anche della lettura e dei dibattiti seguiti sul settimanale Il Mondo fondato da Mario Pannunzio (a cui ero abbonato), e sulle riviste Mondo operaio di Pietro Nenni, I problemi del socialismo di Lelio Basso, e di “buone” letture di saggi storico-politici e filosofici di Max Weber, Gaetano Salvemini, Filippo Turati, Federico Chabod, Norberto Bobbio, i fratelli Carlo e Nello Rosselli e Antonio Gramsci.
Ho sempre pensato e ritenuto che fosse necessario caratterizzare la mia formazione politica di contenuti e significati culturali, considerando questa la maniera migliore per comprendere e praticare la relazione tra politica e cultura.
Fondamentale è stato l’insegnamento di Max Weber che riteneva «La politica un’attività direttiva finalizzata a influenzare la vita pubblica attraverso l’esercizio legittimato del potere. Se la politica è la capacità di influenzare la vita pubblica non può che seguire l’etica della responsabilità».
Formarsi ha significato per me studiare le coordinate fondamentali delle grandi teorie politiche (Liberalismo, Socialismo, Marxismo, Cattolicesimo…), avere sempre la passione d’imparare, di non essere mai pago di ciò che si è conquistato e di essere aggiornato sugli avvenimenti politici.
Allo studio ho accompagnato esperienze di impegno sociale e politico per servire con amore e disinteresse gli ultimi, i più poveri, gli abbandonati, gli emarginati, gli indifesi, la gente comune. Ricordo di aver partecipato con spirito di solidarietà, negli anni del boom economico, a una raccolta di aiuti materiali, nel periodo di Natale, per gli operai impegnati nell’occupazione della loro fabbrica, la Mira Lanza.
In questo stesso periodo ho avuto l’invito da parte di Ernesto Pucci, leader del Partito Comunista di Priverno, di concorrere, come «indipendente di sinistra», alle elezioni del Consiglio Comunale. Da parte mia ci fu un cordiale rifiuto. Non accettai la proposta perché non avevo ancora maturato l’idea di aderire a un partito.
“Maestri” e compagni di viaggio nel percorso formativo di quegli anni sono stati, oltre Franco e Piero, anche Luigi Piccaro, Cesare Bove e Claudio Di Palma.
All’inizio degli anni Settanta, sullo sfondo di un Paese che stava rapidamente cambiando, ho aderito con decisione e consapevolezza al Partito Socialista Italiano (PSI), iniziando a frequentare la sezione, per poter seguire da vicino i problemi del territorio, in particolare quelli della scuola, della formazione dei giovani e della cultura.
Ho aderito al Partito Socialista, animato da forti ideali, da una cultura laica e da una prospettiva rivolta al futuro, con una rilevante tradizione storica, culturale e civile, capace di misurarsi con i problemi del Paese.
La scelta “ponderata” e l’adesione al Partito Socialista sono state influenzate anche dai racconti di mio padre sulla sua esperienza di emigrato, nei primi anni del secolo scorso negli Stati Uniti, caratterizzata dalle tristi sofferenze e dalle dure lotte sostenute per la conquista dei diritti del lavoro.
Sul piano strettamente personale ho vissuto la politica come impegno etico e azione per il bene comune, come capacità di elaborazione di idee e di ricerca di mediazione e di realizzazione di progetti aperti alla feconda e libera discussione con gli altri, con i compagni di partito e soprattutto con gli avversari politici.
L’approdo e la militanza nel Partito Socialista mi ha portato a partecipare in maniera diretta alla vita del partito, a prendere parte ai comizi, ai convegni e ai congressi provinciali e nazionali del partito. Ho condiviso e partecipato alle lotte operaie per i diritti civili, alle proteste studentesche e alle mobilitazioni contro la guerra del Vietnam. Ho preso parte ad un raduno internazionale dei socialisti a Roma, in Piazza Santi Apostoli, dove ebbi l’opportunità di ascoltare il gotha del Socialismo Europeo (François Mitterand, Felipe González, Olof Palme, Andreas Papandreou, Mario Soares, Bettino Craxi…).
In quegli anni, in seguito alla scissione del PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità), contrario all’alleanza del PSI con la Democrazia Cristiana, per la costituzione del primo governo di centrosinistra «organico», e favorevole invece a una politica di «unità di classe» col Partito Comunista, presi la “sofferta” e convinta decisione di rimanere nel PSI.
Questa definitiva scelta mi spinse a partecipare alle elezioni comunali a Priverno del 1971, nelle quali fui eletto per la prima volta Consigliere e diventai capo gruppo del Partito Socialista. L’esperienza mi fu particolarmente “dura” e faticosa perché, in seguito allo stress della campagna elettorale, fui ricoverato per lunghi cinquanta giorni in ospedale per gravi motivi di salute. Portai a termine la legislazione e decisi di “abbandonare”, per il momento, il diretto coinvolgimento in politica.
Dopo questa “forzata” decisione il mio impegno politico si indirizzò vero il sindacato e l’associazionismo professionale. Imboccai la strada dell’impegno nella società con altre modalità: scrivendo libri, organizzando conferenze, laboratori e incontri culturali, continuando nella battaglia dei valori e dei contenuti civili (cittadinanza attiva) senza assumere più ruoli politici istituzionali, convinto che la politica può essere svolta anche con lo studio e l’impegno culturale e professionale.
Il soffio del vento tuttora continua, a sostenere con coerenza e pervicace dedizione l’attività politica, intesa come servizio alla comunità e al Paese, a perseguire con impegno il bene comune e a realizzare i valori di libertà e solidarietà, democrazia e giustizia.
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