Prendi un sorriso e regalalo a chi non l’ha mai avuto. Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte, scopri una sorgente e lava chi vive nel fango. Mahatma Gandhi
Viviamo, in questo particolare momento, sotto la pressione di una pandemia sempre più aggressiva che sta lasciando strascichi e tracce in ogni settore della vita personale, familiare e sociale. Tra le numerose conseguenze va registrato l’oscuramento facciale per la necessità di indossare le mascherine protettive per il virus, unitamente all’impossibilità di sorridere, di manifestare ed esprimere i nostri sentimenti.
La pandemia ci sta lasciando un trauma fisico, economico e sociale ma anche psicologico caratterizzato dalla gelida solitudine dei malati di coronavirus e soprattutto dalla paura di morire senza la presenza e il calore degli affetti delle persone care.
Le sofferenze, le lacrime, i lutti, gli stress, le ristrettezze e le limitazioni che scaturiscono dalla pandemia non si cancellano facilmente, ma un sorriso può aiutare a superare questo drammatico e angoscioso periodo della nostra vita. In ogni lacrima e in ogni sorriso degli altri ci sono i nostri dolori e le nostre gioie. Madre Teresa di Calcutta era convinta che «Ogni opera d’amore fatta con il cuore avvicina a Dio. Non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso».
Il sorriso per ogni essere umano, donna e uomo, bambini e genitori, nipoti e nonni, amici e fidanzati, malati e medici, è importante perché è espressione di gioia e compiacimento, di serenità e affetto, di benevolenza e simpatia e anche mezzo di seduzione. Attraverso il sorriso come atteggiamento del viso, soprattutto degli occhi e della bocca, ogni individuo comunica all’esterno sentimenti positivi di simpatia, di piacere e di condivisione. Il sorriso è un’espressione universale, che si associa con la contentezza e la soddisfazione, con il divertimento e il piacere; si può sorridere anche amaramente e tristemente, ironicamente e malignamente.
L’espressione avere sempre il sorriso sulle labbra significa essere sempre cordiale, gentile, apparire in modo piacevole e anche essere allegro e ottimista per carattere. In senso figurato sorridere vuol dire essere favorevole, disponibile, avere un aspetto allettante che infonde tranquillità d’animo come “cantava”, con i suoi meravigliosi versi, il poeta Giacomo Leopardi: «Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride/ per i poggi e le ville». Il sorriso di un bambino esprime innocenza, tenerezza e dolcezza, caratteristiche dell’età infantile. Questo movimento espressivo compare tra il primo e il secondo mese di vita del bambino come reazione a stimoli esterni quali i suoni, le voci, le immagini e la presenza di figure familiari rassicuranti.
Nel mondo degli adulti il sorriso è un mezzo di comunicazione interpersonale espressione di atteggiamenti formali assunti per cortesia o in presenza di sentimenti di amicizia e di affetto. Il sorriso rassicurante e affettuoso di un nonno verso i suoi nipoti è un tesoro da custodire tra le più grandi ricchezze della vita. Un sorriso, accompagnato da parole di speranza e fiducia, di conforto e ottimismo può dare una spinta positiva per superare momenti di difficoltà di angoscia e di disperazione.
Ma il sorriso per gli uomini maturi può abbinarsi anche al senso di ironia, di derisione e di sogghigno. Si può sorridere, in alcune situazioni relazionali con espressione di scherno, in modo sarcastico, beffardo, sprezzante o con compiacimento maligno per le disgrazie e o le disavventure altrui.
Il sorriso, che ha una funzione sociale irrinunciabile, in genere rassicura più di ogni altra cosa, infonde calore nei cuori e nelle menti delle persone a noi vicine per simpatia e per affetto. Il filosofo tedesco, Friedrich Schiller saggiamente ha scritto: «Un sorriso non dura che un istante ma nel ricordo può essere eterno», e lo scrittore Stefano Zecchi afferma che «Il sorriso è il coraggio della tenerezza. Nel sorriso c’è tutta l’affettuosa sicurezza di una relazione aperta, positiva, disposta ad accogliere, non a respingere».
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