Ci sono due lasciti durevoli che possiamo dare ai nostri figli. Uno sono le radici. L’altro sono le ali. Hodding Carter, Jr.
Genitori sono le persone, in genere un padre e una madre, che generano e trasmettono la vita ai figli e che hanno responsabilmente cura di loro con affetto e premura. I genitori, che costituiscono il nucleo fondamentale della comunità familiare, sono stati e sono, maggiormente oggi nella società contemporanea, oggetto di studi e di ricerche in diversi campi disciplinari, anche molto distanti l’uno dall’altro: pedagogia, sociologia, psicologia, psicanalisi, antropologia, diritto, economia e politica. Questo interesse è dovuto al fatto che i genitori sono da sempre universalmente riconosciuti come figure importanti ed essenziali per la protezione e la sicurezza, la crescita e la formazione di ogni essere umano. Nell’attuale società il concetto di genitorialità è totalmente cambiato perché ha assunto aspetti, significati e caratteristiche concrete, diverse rispetto al passato, e perché oltre ai genitori naturali ci sono genitori adottivi legati ai figli dal vincolo dell’adozione.
Il termine genitorialità è entrato recentemente nell’uso del linguaggio psicologico per indicare non solo la relazione biologica, ma il processo di promozione e sostegno dello sviluppo fisico, emotivo, sociale e intellettuale di un bambino/a dall’infanzia all’età adulta. Nell’attuale società la genitorialità non è soltanto uno stato naturale e o volontario e non si configura in un semplice ruolo, bensì si concretizza in una “funzione”, che non coincide necessariamente con la maternità e la paternità biologiche, ma si estrinseca nella «capacità di prendersi cura». Un sapiente ed equilibrato comportamento genitoriale, comunque, è caratterizzato dalla volontà e capacità di fornire ai figli stabilità psico-fisica e sicurezza, affetto e autonomia per assicurare un equilibrato e armonico sviluppo della loro personalità. Quello dei genitori è un mestiere difficile, perché non si conosce l’esito dei loro sforzi. Nella “contrada storica” in cui viviamo e nella nostra società altamente sviluppata il «mestiere del genitore», la funzione di padre e madre o soltanto di adulti che creano nuovi nuclei di unione, sono tutt’altro che scontati e più ancora tutt’altro che facili.
L’antropologa statunitense Margaret Mead, nell’opera L’inverno delle more, ha dichiarato: «Tutto ciò che una madre e un padre possono attribuirsi a merito, è di non avere guastato il proprio figlio in modo palese». L’impresa più difficile per i genitori è lasciare che le loro speranze per i figli abbiano la meglio sulle loro paure ed ansie che possono disorientare. I genitori non possono essere né troppo autoritari e severi né troppo permessivi e indulgenti, ma possono porsi come guide sicure lasciando, consapevolmente che i figli commettano anche degli errori. I genitori saggi, pur tenendo conto che le loro intenzioni e azioni e i loro atteggiamenti e comportamenti sono percepiti e assimilati dai figli, hanno come principale scopo educativo quello di dare, attraverso regole ben precise, il senso del limite, di aiutare a raggiungere indipendenza e autonomia e ad acquisire senso di responsabilità. I genitori possono solo dare ai figli buoni consigli e indicare la giusta strada, ma la formazione finale del carattere dipende dai figli stessi e dal loro grado di libertà e autonomia, di indipendenza e responsabilità che riescono a conquistare.
Ha scritto con acume l’educatore Mario Lodi: «Il bambino non è proprietà dei genitori, né della scuola, né dello Stato. Quando nasce ha diritto alla felicità. L’uomo libero non è proprietà di nessuno e non possiede nessuno». Aggiunge Madre Teresa di Calcutta: «I figli sono come gli aquiloni: gli insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo. Gli insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno. Gli insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto».
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