Se metti su una bilancia da una parte i vantaggi e dall’altra gli svantaggi, ti accorgi che una pace iniqua è molto meglio di una guerra equa.
Erasmo di Rotterdam, Adagia
La bilancia dal punto di vista materiale è uno strumento di varia forma e grandezza, che serve per misurare e confrontare il peso di un corpo, mentre in senso figurativo assume diversi significati. Come mezzo idoneo a misurare, la bilancia consente una valutazione e un giudizio molto preciso. Infatti l’espressione pesare con la bilancia dell’orefice o del farmacista significa esaminare una cosa o un oggetto minuziosamente.
Al di là della sua funzionalità, la bilancia nella storia ha sempre avuto un valore simbolico e come strumento di equilibrio ha interessato filosofi, economisti, scienziati, giuristi e artisti. Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer diceva: «Tu puoi costantemente osservare che la fede e la scienza si mantengono come i due piattelli di una bilancia: quanto più l’uno s’innalza, tanto più l’altro si abbassa».
Come attributo della Giustizia e di ogni potestà giudicatrice la bilancia ha assunto il significato di esattezza assoluta, di perfetta valutazione. Il poeta e drammaturgo greco Eschilo ha scritto versi memorabili: «la bilancia della giustizia/ improvvisa oscura alcuni nella luce del giorno;/ altri attende nell’ora che il sole/ incontra la tenebra, e li copre l’affanno; / altri avvolge una notte senza fine».
Nella storia dell’umanità le bilance più antiche risalgono all’anno 5000 a. C. e sono state ritrovate in Egitto e presso la civiltà egiziana la bilancia acquisì un importante valore religioso-simbolico. Infatti Anubi, il dio egizio dei morti, decideva l’ingresso dei defunti nell’oltretomba pesando su un piatto la loro anima e sull’altro una piuma.
Nell’antica Grecia la bilancia era rappresentata da Temi, dea del diritto e della legge, che regolava i doveri che legavano gli uomini agli dei, i rapporti tra gli uomini e aveva il compito, oltre di mantenere l’ordine, anche quello di proteggere i giusti e punire gli ingiusti. Nell’iconografia classica Dike, figlia di Zeus e di Temi e dea della giustizia, veniva raffigurata con la bilancia in mano e gli occhi bendati, con il compito di proteggere i tribunali.
Nel corso del tempo nelle varie civiltà la bilancia ha assunto valore e significati diversi; si è passati dalla stadera dei romani, alle bilance meccaniche fino ad arrivare, grazie allo sviluppo delle tecnologie, alle bilance digitali del nostro tempo.
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