Il soffio del vento: Babele

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Babele

Oggi la maggior parte della gente sarebbe concorde nel dire che il mondo nel quale viviamo ha una notevole rassomiglianza con la torre di Babele, poiché ognuno parla con una velocità tale e tanto forte quanto è possibile farlo in una lingua che nessun altro può capire.                                Donald Nicholl

 Ancora oggi con la parola Babele si definisce il luogo dove regna il più rumoroso disordine, il frastuono e la confusione. La parola Babele, legata alla torre, è diventata nel linguaggio quotidiano, di ogni tempo, sinonimo di caos, scompiglio, accozzaglia e disorganizzazione. Un esempio viene offerto dallo scrittore napoletano Vittorio Imbriani che ha scritto: «Se per un presupposto assurdo, gli uomini, snaturandosi, diventassero sinceri, realizzerebbero la favola della torre di Babele: non ci s’intenderebbe più…».

Storicamente Babele è il nome ebraico della città di Babilonia, (la porta di Dio), l’antica capitale mesopotamica, a sud-ovest di Bagdad, che ha rivestito un ruolo fondamentale nell’antichità del vicino Oriente. Fu una delle più grandi città dell’antichità, ed erede della civiltà più antica dei Sumeri, distesa nella fertile pianura tra il Tigri e l’Eufrate, fiumi legati all’origine della storia della nostra civiltà.

Il termine Babele è strettamente legato alla leggendaria storia della torre che, nella Sacra Scrittura, simboleggia la confusione delle lingue e la diaspora delle genti. Secondo il racconto biblico (Genesi 11,1-9) Babele era la città, corrotta e sopraffattrice, nella quale Nemrod costruì la famosa torre, altissima, per rendere illustre il nome del suo popolo e dove avvenne la separazione delle diverse lingue.

Un tempo l’umanità parlava un sola lingua, ma quando gli uomini si stabilirono a Sennaar (inteso dalla maggior parte degli studiosi moderni come Sumer) decisero di fabbricare mattoni e costruire una città con una torre la cui cima doveva toccare il cielo  Nel progettare la costruzione della torre, alta fino al cielo, che non fu mai completata, si è interpretato questo gesto come un atto di superbia, di orgoglio e di ribellione contro Dio; atto punito con la moltiplicazione delle lingue e con la dispersione su tutta la terra. Si confusero i linguaggi umani, le idee e i propositi degli edificatori della torre e così si creò il caos linguistico.

 

 


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