Il racconto de’ miei passi di Domenico Abrami

Presentato oggi alla Limonaia di Palazzo Strozzi a Firenze il book di scatti livornesi

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FIRENZEIl Racconto “de’” miei passi. Proprio de’ alla livornese. È il libro di fotografie presentato oggi alla Limonaia di Palazzo Strozzi a Firenze per la casa editrice Porto Seguro, opera di Domenico Abrami, messinese di nascita e livornese d’adozione da sei anni. Domenico è un fotografo “camminante”, di giorno e di notte. Zaino in spalla, cuffie per la musica nelle orecchie, le mete preferite per gli scatti della sua macchina fotografica sono i fossi del Pontino, la Terrazza Mascagni, la statua del marinaio, lo Scoglio della Regina, i tramonti, i luoghi di Livorno “che mi hanno formato, mi hanno fatto diventare uomo, Livorno per me è stata più formativa di Palermo, che è una città complessissima e piena di contraddizioni il Racconto de’ miei passi è il racconto del mio camminare in città, c’è chi ti tratta male e chi ti dice che bella idea che hai avuto, c’è chi ti dice non gli interessa per niente è c’è chi in trenta secondi ti compra cinque foto.

Sono molto soddisfatto – continua – adesso mi aspetto che venga il bello, per ora vivo del mio lavoro ed è una sensazione bellissima, ho ricominciato a sognare senza mai smettere di farlo, sono nato sotto il segno dell’Acquario, sono un sognatore”. Domenico in Sicilia è stato un conduttore radio e uno speaker per diverse radio locali “non sono fuggito da Messina, la amerò sempre e tornerò a fotografarla, sono fuggito in realtà dalla mia famiglia e dai luoghi comuni a cui era legata”. Radio, fotografia e anche volontariato “sono attivo sul sociale a Livorno e sono molto geloso di quello che faccio”. Raccontare Livorno è un bisogno insopprimibile per Domenico, per il suo spirito altruista e volenteroso “amo Livorno, questa città che mi ha dato una maturità incredibile”. Il Racconto de’ miei passi è la testimonianza della sensibilità di Domenico Abrami, i tramonti e i riflessi della città che si specchia nell’acqua dei suoi fossi e che si bagna nel suo mare, l’anima sensibile di Domenico è forte e immobile come la statua del Marinaio “che fronteggia piogge, venti e tempeste, un mio amico, uno in cui mi rivedo, come se fossi io, in mare in mezzo ai turbamenti”.


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